LE AMBIGUITÀ SULL’ILVA
Il sequestro risale al decreto emesso dal Gip di Taranto lo scorso 22 maggio, in cui si dichiarano i reati (se ve la sentite di approfondire: “art. 25 undecies comma 2 lettere a) b) c) e) h) del D. Lvo. 231/01 come modificato al 2011”) che prevedono sanzioni pecuniarie stimabili in termini di quote, ovvero equivalenti. Sono i famosi 8,1 miliardi di euro – che giacciono ancora, per i sei ottavi e mezzo, in qualche paradiso fiscale. Il medesimo articolo prevede anche l’interdizione dell’attività produttiva. Ma il giudice non l’ha disposta. Il giudice ha disposto la “confisca del prezzo o del profitto del reato” ricavato da Riva Fire, ovvero degli utili equivalenti al profitto del reato.
Questo vuol dire che non sono state affatto sequestrate le Società, o i diversi stabilimenti, né bloccata l’attività produttiva (attraverso la sospensione dell’esercizio o la revoca delle autorizzazioni amministrative per l’esercizio dell’impresa) bensì sottoposti a regime “controllato” i beni e gli utili delle Società. Le quali, nel caso che gli stessi utili siano necessari al proseguimento dell’attività produttiva (per garanzie a fornitori, banche e qualunque altra occorrenza) non hanno che da farne istanza all’amministratore giudiziario, Mario Tagarelli, che provvederà all’immediato ripristino delle condizioni normali della produzione.
A pag. 45 del Decreto si legge chiaramente che si dispone il sequestro dei beni nella disponibilità di Riva Fire o degli Enti nati dalla sua trasformazione o scissione, e non si vieta il loro esercizio, né si pone alcun vincolo alla continuità produttiva, benché la tipologia dei reati lo consenta. Il Tribunale del Riesame di Taranto, cui i Riva ricorsero, confermò l’estensione del sequestro di utili e beni alle controllate Riva Forni Elettrici eccetera.
Il fraintendimento, quando è volontario, serve a rincarare la tesi su Procura e Gip di Taranto come una banda di incompetenti, o cinici, o irresponsabili: o le tre cose insieme. Ieri la Procura ha fatto chiarezza, e ha aggiunto che i 916 milioni sequestrati sono 594, di cui in soldi 49… Resta che la decisione di Riva Acciaio non era affatto “dovuta”: è una serrata.
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