Il mercato è stato salvato dalle ristrutturazioni

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Sono le cifre crude della crisi edilizia nel nostro paese. Numeri che sarebbero stati ancora più drammatici se non ci fosse stato per il settore lo sbocco rappresentato dall’attività di riqualificazione. Dal 2008 al 2013 infatti il giro d’affari indotto dalle manutenzioni è aumentato del 17%. Cinque anni fa l’attività di ristrutturazione, con i suoi 24,4 miliardi di euro, rappresentava poco meno di un quarto del fatturato totale delle imprese edili, che si attestava sopra i 169 miliardi, oggi i 48,9 miliardi ascrivibili alle manutenzioni sono il 37,3% di un mercato complessivo ridotto a 131,1 miliardi.
Per una parte si tratta di un aumento spiegabile proprio con la situazione del mercato: siccome si comprano molte meno abitazioni chi la casa ce l’ha tende e risistemarla. Dall’altro hanno avuto un effetto decisivo le agevolazioni fiscali varate sulla ristrutturazione e sulla riqualificazione energetica degli edifici. Il provvedimento con cui a giugno sono state prorogati e resi più interessanti i due bonus vale, secondo l’Osservatorio 2013 dell’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili, 2,4 miliardi di euro per il settore e sono già forti le pressioni per cui lo si proroghi alla scadenza alle medesime condizioni di oggi. Ricordiamo che il bonus sulle manutenzioni (50% della spesa deducibile Irpef in 10 anni) scadrà il 31 dicembre prossimo; quello sul risparmio energetico (65% deducibile da Irpef o Ires sempre in 10 anni) scadrà per i lavori sulle singole unità immobiliari il 31 dicembre 2013, mentre sui lavori in condominio c’è l’estensione fino al 30 giugno 2014.
Accanto ai bonus fiscali sono stati messi in campo almeno tre altri provvedimenti che dovrebbero portare a una ripresa dell’attività edilizia.
Il primo è costituito dall’immissione di liquidità nel sistema bancario finalizzata alla concessione di nuovi mutui. I fondi, stanziati dalla Cassa depositi e prestiti, serviranno a sbloccare l’empasse in cui si è trovato il mercato immobiliare negli ultimi due anni e secondo le anticipazioni dovrebbero andare in prima battuta ai mutui per i costruttori, cioè quei finanziamenti di norma erogati a tranche e che poi vengono frazionati tra gli acquirenti. Secondo una stima dell’Ance si giungerebbe ad attivare a regime un aumento del giro d’affari del mercato immobiliare per circa 8 miliardi di euro e ad avere una ricaduta positiva sul Pil per 4,4 miliardi.
Il secondo provvedimento, contenuto nel decreto di fine agosto, consiste nell’abrogazione dell’Imu sulle case dei costruttori invendute e che, portando a una diminuzione degli oneri fissi per chi promuove le iniziativa immobiliari, potrebbe far scendere un po’ i listini.
Il terzo, forse il più importante sul medio periodo, è la semplificazione delle procedure per demolire gli immobili esistenti sostituendoli con nuove strutture con la medesima volumetria. In precedenza l’operazione era fattibile solo se il nuovo edificio aveva la stessa sagoma di quello di cui prendeva il posto. L’operazione adesso è possibile attivando la procedura della cosiddetta Scia (segnalazione certificata di inizio attività, redatta da un professionista) e non comporta il pagamento di nessun onere edilizio. I lavori possono iniziare subito senza attendere l’assenso del comune, che però può verificare la regolarità dell’operazione. La procedura non è possibile nei centri storici e nelle aree per le quali il comune abbia espressamente previsto un divieto.
È l’indicazione di un percorso virtuoso: l’Italia non può più permettersi di sprecare altro territorio, la strada è proprio quella di riqualificare quello che c’è già.


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