I farmacisti del crimine

by Sergio Segio | 29 Settembre 2013 7:30

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Molto più pericolose delle false Vuitton, sono le falsificazioni di medicinali. Si tratta di un mercato in netta crescita, che coinvolge l’occidente ma soprattutto i paesi poveri, molto redditizio: la contraffazione di medicinali sarebbe da 10 a 25 volte più redditizia del traffico di droga. Su mille dollari investiti nei traffici illeciti, con l’eroina si guadagnano 20mila dollari, 43mila dollari con le sigarette, una cifra che sale tra i 200mila e i 450mila dollari quando si tratta di medicinali. Il traffico di false medicine è cresciuto del 300% tra il 2007 e il 2009 ed è in espansione esponenziale, soprattutto grazie alla vendita di prodotti su Internet.

Nel 2010 avrebbe fatto guadagnare alle reti criminali 75 miliardi di dollari. Secondo l’agenzia della sanità statunitense, un medicinale su dieci venduto nel mondo sarebbe un falso, per l’Organizzazione mondiale della sanità per quelli commercializzati su Internet addirittura uno su due sarebbe contraffatto. Nel 2009, solo in Europa sono state sequestrate 34 milioni di pillole contraffatte. Nell’autunno del 2011, l’operazione «Cobra» realizzata in sette paesi dell’Africa occidentale, ha permesso il sequestro di 10 tonnellate di false medicine e portato a più di 100 arresti. In Francia, nel 2012 sono state reperite dai servizi doganali 860mila compresse false, il 17 maggio scorso a Le Havre è stato scoperto un carico, proveniente dalla Cina, di più di un milione di false aspirine. In questo caso, al posto del principio attivo c’era dello zucchero. Ma non è sempre così. Spesso, i falsi medicinali avvelenano. Il magistrato Bernard Leroy, presidente dell’Iracm (Istituto di ricerca anti contraffazione dei medicinali), alla presentazione del rapporto Contraffazione di medicinali e organizzazioni criminali , ha mostrato un flacone con l’etichetta di un vaccino, commercializzato in Africa, ma che contiene acqua infetta prelevata in un torrente.

Le false medicine uccidono, corrompono e minano i sistemi di salute pubblica, portando via risorse agli stati, oltre ad incidere negativamente sui conti e l’immagine delle case farmaceutiche ufficiali. L’autore del rapporto dell’Iracm, Eric Przyswa, spiega che ci sono «tre tipi di organizzazioni che operano sul mercato criminale dei falsi medicinali». Ci sono, certo, le grandi organizzazioni transnazionali, che possono permettersi forti investimenti, per la produzione, il trasporto e la commercializzazione, ma esistono anche strutture di taglia media, criminali ma non solo, nel senso che alcune inchieste hanno rivelato l’implicazione di persone che lavorano nella sanità, che abbinano a un’attività legale dei traffici illegali molto remuneratori. In Italia, per esempio, nel luglio scorso sono state arrestate tre persone che lavoravano nella sanità, complici nella diffusione di false medicine contro le malattie respiratorie. Grazie a Internet, infine, la criminalità si è «democratizzata» e piccoli gruppi, da una a tre persone, entrano in questo mercato. Per esempio, nel caso Goldfinch, rivelato dopo 4 anni di inchiesta in Gran Bretagna, un ex rapinatore si era riconvertito nel traffico di false medicine e aveva guadagnato 21 milioni di sterline. Quando è stato arrestato, nel 2008, ha commentato: «per una rapina, avevo preso 20 anni, per le false medicine al massimo ne prendo uno o due».

L’Iracm si batte per riqualificare questo reato a livello internazionale, considerandolo «avvelenamento», che comporta pene più dure. «I paesi poveri sono le prime vittime», spiega il professor François Chast. I tre quarti delle false medicine circolano in Africa. Il circuito è spesso molto complesso: le false medicine sono prodotte in un paese (molto spesso Cina o India), vengono condizionate in un altro paese, inscatolate in un terzo e vendute in un quarto. La Russia è uno dei paesi maggiormente implicati. In Europa, i sistemi di sanità pubblica proteggono da questi traffici, che esplodono invece negli Usa, dove la sanità pubblica è molto più limitata. Nel 2007, ha luogo il «caso Wuppertal»: viene scoperto un traffico di falsi medicinali che transitavano per la posta della città tedesca, vengono sequestrati 1300 kg di merce che erano destinate a pazienti statunitensi, che le avevano ordinate via Internet ed erano stati presi in trappola attraverso un sistema di spam che captava le ordinazioni da siti legali a siti illegali. Le false medicine erano state fabbricate in Cina, erano poi stoccate in Italia, messe nelle scatole in Germania, spedite in Francia e, di qui, recapitate negli Usa. Stesso circuito complesso per i soldi, che transitavano per vari paesi, Svizzera compresa.

Alla testa di questo traffico, un israeliano, dei bulgari, un georgiano. La rete, smantellata in Germania, si sarebbe ricostituita in Spagna. Il caso Arnaud B. riguarda 4 tonnellate di false medicine fabbricate in Cina, parte delle quali sono finite nella rete di distribuzione ufficiale delle farmacie in Gran Bretagna, commercializzate da una società basata in Spagna. Si trattava di medicine per malattie cardio-vascolari, che non contenevano nessun principio attivo. Peter Gillespie è un distributore di prodotti farmaceutici inglese di 65 anni che tra il 2006 e il 2007 ha importato 72mila scatole di medicine contraffatte, più di due milioni di dosi contro il cancro e la prostata, prodotte in Cina, transitate via Hong Kong, Singapore e il Belgio, impacchettate con etichette francesi e vendute in Gran Bretagna, anche a farmacie e ospedali. Gillespie si è difeso sostenendo di aver creduto di importare prodotti francesi, meno cari. E’ stato condannato a 8 anni di carcere. Il caso RxNorth è di grande portata. Nel 2006, la polizia delle Bahamas scopre più di tre milioni di dosi di medicine falsificate di 13 case farmaceutiche, per un valore di 3,7 milioni di dollari, da anticancro fino al Viagra.

Un complesso meccanismo di rimbalzo di ordinazioni, tra Canada, Gran Bretagna, Usa, Hong Kong, Cina, Emirati, era ben oliato. Ancora più complessa la filiera «giordano-cinese», che si è sviluppata ai tempi dell’invasione dell’Iraq da parte degli Usa nel 2003. Sono medicinali contro il cancro che vengono distribuiti in Iraq e in tutto il Medioriente, traffico a cui partecipano più di 150 persone. Nei territori palestinesi questa rete ha messo sul mercato dei falsi medicinali contro la leucemia, proponendo prodotti a basso costo «per ragioni umanitarie» e corrompendo dei funzionari locali. La cura anti-cancro Avastin, contraffatta, è stata reperita per la prima volta in Siria nel 2009 e poi è stata commercializzata fino agli Usa.

Questa filiera, che ha tra le sue basi la Turchia, è ancora oggi in attività e mette in luce, secondo Przyswa, «l’importanza dei fenomeni di corruzione in un contesto geopolitico iper-sensibile». La criminalità dal «colletto bianco» sa approfittare delle emergenze sanitarie. E’ il caso dell’affaire Glavmed, uno dei più gravi svelati su Internet in Russia e legato alla crisi dell’aviaria. Il traffico è durato tre anni, ha avuto 800mila acquirenti e prodotto entrate mensili di circa 1 milione di euro. Mafia cinese, russa e anche italiana, la Camorra si è interessata a false medicine antinfettive, un traffico intrecciato con la rete ufficiale di distribuzione, grazie a un sistema di false etichette. Non è facile stabilire dei legami tra traffico di falsi medicinali e terrorismo. Ma l’Ira irlandese è stata coinvolta nella contraffazione di medicinali veterinari negli anni ’90. L’enorme flusso di denaro che gira attorno a questo traffico ha anche a che fare con il riciclaggio.

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