La giunta parte con una rottura Pdl e Pd allo scontro finale

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ROMA — Sono rimasti asserragliati cinque ore e 45 minuti nel bunker di Sant’Ivo alla Sapienza, con le luci alogene e l’aria condizionata sparata a meno di 20 gradi. Hanno alzato la voce, si sono accapigliati verbalmente e, a tratti, si sono anche annoiati durante l’intervento fiume e soporifero del relatore Andrea Augello (Pdl). Ma, alla fine, hanno dovuto trovare un accordo temporaneo per buttare la palla in calcio d’angolo. Una boccata d’ossigeno di 24 ore. Un passo obbligato anche perché ai piani alti del Pdl hanno letto la determinazione del Pd a non mollare sul caso Berlusconi come un affronto non sopportabile, capace di far saltare il governo delle larghe intese.
Dunque, i 23 membri della giunta per le Elezioni e le Immunità del Senato — l’organismo di garanzia che alla fine dovrà proporre all’Aula se il condannato Silvio Berlusconi deve decadere dalla carica di senatore — si sono aggiornati alle 20 di stasera per una seduta notturna che si annuncia ancora più carica di tensione e, forse, di colpi di scena. Stasera si riprenderà con una breve integrazione del relatore Augello e poi prenderà il via il dibattito ai sensi dell’artico 93 del regolamento (imponderabili i tempi) che precede il voto sulle tre questioni pregiudiziali presentate dal medesimo Augello. Così, se Pd, Cinque Stelle e Scelta civica dovessero forzare la mano è ipotizzabile un voto nella notte ma, più realisticamente, già prende corpo un lodo per aggiornare la seduta a data da stabilirsi. Il presidente della giunta, Dario Stefano (Sel), la mette così: «È molto probabile che a un voto si arrivi domani sera (stasera, ndr )». Eppure a sentire alcuni commissari, tra cui Benedetto della Vedova (Sc) e Felice Casson (Pd), si ha l’impressione che i pasdaràn dell’accelerazione a tutti i costi non saranno molti anche per disinnescare le minacce di un Aventino avanzate da Schifani.
Nel merito, il relatore Andrea Augello, inseguito e corteggiato per oltre un mese per carpirne le intenzioni, ha in un certo senso disatteso il suo mandato. Il senatore del Pdl infatti (come d’altronde aveva annunciato in alcune interviste) non ha detto se Berlusconi deve decadere oppure rimanere sul seggio di Palazzo Madama dopo la condanna inflittagli dalla Cassazione (4 anni per forde fiscale) in forza della legge anticorruzione del 2012. La domanda era quella. Ma Augello non ha risposto e, ieri pomeriggio in giunta, ha presentato tre questioni pregiudiziali che mirano a mettere in discussione la legge anticorruzione Monti-Cancellieri-Severino. Uno: «Proposta di deliberazione preliminare sull’ammissibilità o meno della facoltà di sollevare questioni di legittimità costituzionale davanti alla Corte costituzionale». Due: «Proposta di sollevare questione incidentale di legittimità costituzionale davanti alla Corte costituzionale». Tre: «Proposta di rinvio pregiudiziale di tipo interpretativo alla Corte di giustizia dell’Unione Europea ai sensi del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea».
Ecco, il relatore del Pdl ha chiesto alla giunta di sospendere il suo giudizio in attesa che un’alta corte, la Consulta o la Corte di giustizia del Lussemburgo, dica la sua sugli effetti retroattivi della legge Monti-Cancellieri-Severino» votata dal Parlamento italiano (Pdl compreso) alla fine del 2012. Per sostenere la sua tesi, Augello ha citato pure il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, quando al Tg3 del 29 agosto ha detto: «La giunta del Senato si riunirà e valuterà le ragioni della difesa, come è giusto che sia, e poi deciderà». Ma per sostenere il ricorso alla Consulta in dieci punti, Augello si è aggrappato anche alle parole del senatore grillino Giarrusso che alcune settimane fa (su un’altra questione) aveva sostenuto in giunta la necessità di sollevare una richiesta di questione di legittimità costituzionale.
Alla fine, riferisce Felice Casson del Pd, «il relatore Augello sarebbe comunque pronto a dimettersi se venissero bocciate le questioni pregiudiziali». E qui si aprirebbe un bel problema procedurale perché Augello dovrebbe essere sostituito da un altro relatore che però (visto che a esser votate sono le questioni pregiudiziali e non la relazione vera e propria) potrebbe essere scelto ancora tra i banchi del Pdl.
Cosa succederà oggi? Il Pdl, con un affondo del capogruppo Renato Schifani, minaccia di ritirare la delegazione dalla giunta. Il Pd, con Casson, non retrocede: «Non c’è problema di numero legale, noi andiamo avanti lo stesso. Ma è chiaro che stanno cercando l’incidente».
A Sant’Ivo alla Sapienza, intanto, è stato discretamente rafforzato il dispositivo di sicurezza anche perché ieri è tornato a farsi sentire Beppe Grillo in diretta streaming accanto ai senatori Crimi, Giarrusso, Fuksia e Buccarella: «È giunta l’ora di fare fuori i Cavaliere».
Dino Martitrano


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