La glasnost dello Ior, ecco il bilancio nell’ultimo anno utile quadruplicato

by Sergio Segio | 30 Settembre 2013 6:03

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CITTÀ DEL VATICANO — Inizia la glasnost finanziaria dello Ior. Il giorno destinato a entrare nella storia è domani, primo ottobre, esattamente sei mesi e mezzo dopo l’avvento al soglio di Pietro di Jorge Mario Bergoglio, il Papa riformatore, l’uomo a cui gran parte del Conclave ha chiesto a gran voce di smantellare quel sistema che ha portato l’istituto vaticano a divenire una sorta di banca off-shore usata da alcuni anche per operazioni non lecite. Domani, per la prima volta nella sua storia, dopo anni nebulosi che hanno in parte inquinato il buon nome di tutta la Chiesa cattolica, la banca vaticana fa il passo che fino a pochi mesi fa sembrava impensabile: pubblica il proprio bilancio, che, fra l’altro, è da record. Il 2012 segna un utile netto di 86,6 milioni di euro, quattro volte l’utile del 2011. Sono i numeri di una banca non certo grande, ma che fanno impressione, se paragonati alle dimensioni del territorio della Città del Vaticano, che è di appena 0,44 chilometri quadrati.
L’operazione scatta alle otto di mattina, sul sito ufficiale www.ior.va.
E anche se oltre il Tevere affermano che «è solo una coincidenza» la pubblicazione nello stesso giorno in cui papa Francesco riunisce il Consiglio della Corona che deve lavorare per riformare daccapo la Curia romana (finanze comprese), la volontà di dare un segno di trasparenza e novità anzitutto internamente, al Papa come anche agli stessi otto cardinali del Consiglio, non può passare inosservata. Certo, le precauzioni sono tante: la pubblicazione avviene senza conferenza stampa, con un’uscita on-line che prevede semplicemente un press release firmato dal board dei cardinali che supervisiona lo stesso Ior oltre che dal presidente Ernst Von Freyberg, così da introdurre adeguatamente cifre e numeri. Ma molteplici sono anche i segnali lanciati dentro e fuori le mura leonine: Von Freyberg, eletto da Tarcisio Bertone con un’azione che venne definita «un colpo di mano» perché effettuata poche ore prima dell’addio definitivo di Joseph Ratzinger, non intende remare contro, perpetuando insomma il malgoverno della vecchia guardia. Piuttosto vuole spingere per uno Ior pulito, lasciando poi a Francesco la decisione di cosa fare dell’intero istituto. Se chiuderlo (ipotesi che appare sempre più improbabile), o riformarlo.
Il rapporto che sarà pubblicato domani si riferisce all’anno 2012. È composto da cento pagine e, dato non secondario, esce con la certificazione di una delle cinque società del network Kpmg. Il che significa che il bilancio è ritenuto conforme ai princìpi contabili internazionali (Ifrs) emessi dall’International Accounting Standards Board e omologati alla Commissione europea. Mancano ormai pochi mesi (entro la fine del 2013) a un’ulteriore
valutazione dello Ior da parte di Moneyval, il Comitato di esperti sulla valutazione delle misure di lotta al riciclaggio e finanziamento del terrorismo presso il Consiglio d’Europa, e dopo una prima valutazione in parte positiva (il 4 luglio 2012 Moneyval ha vistato l’attuazione da parte della Santa Sede della maggioranza delle raccomandazioni Gafi essenziali, cosiddette key and core), lo scoglio di fine anno sarà fondamentale per il futuro dell’intero istituto. Uno scoglio che anche Francesco ritiene decisivo, anche perché andrà di pari passo con lo screening di tutti i conti presenti nella banca effettuato dal Promontory Financial Group che ha anche il via libera per verificare tutte le transazioni effettuate in passato da ogni cliente.
Il bilancio riporta numeri importanti. Nel 2012 lo Ior ha avuto 6,3 miliardi di beni di terzi in gestione (6,2 miliardi nel 2011), per un totale di 3,2 miliardi di portafogli gestiti e 3,1 miliardi di depositi. Il proprio patrimonio in gestione è stato di 0,8 miliardi di euro mentre il patrimonio complessivo in gestione è stato di 7,1 miliardi. L’utile netto ammonta a 86,6 milioni, su un totale di 18,900 clienti e 114 dipendenti. Lo Ior fornisce un contributo di circa 55 milioni di euro al bilancio complessivo del Vaticano, un capitale importante che viene maturato grazie a più elementi principali: la parte più rilevante sono gli interessi attivi che lo Ior percepisce dagli interessi dati a chi deposita. La cifra di questi interessi è di circa 50-70 milioni di euro, dai quali poi lo Ior deduce le proprie spese. E poi c’è il guadagno sui prezzi delle obbligazioni, che salgono e scendono. Certo, fra le tante spese ci sono anche i soldi prestati alle varie diocesi del mondo che per vari motivi possono essersi indebitate. Ma il prestito non incide sul bilancio. Vi incide soltanto nel caso la diocesi vada in definitivo default e non riesca a far fronte al prestito stesso.
La pubblicazione del bilancio avviene in una settimana capitale non solo per la convocazione a Roma da parte di Francesco del Consiglio della Corona. Ma anche per il pellegrinaggio del Papa di venerdì ad Assisi. Un viaggio che già viene definito storico, come il primo a Lampedusa nel cuore del Mediterraneo che soffre, a metà luglio scorso. Assisi significa tante cose: anzitutto l’entrata di Bergoglio, che ha scelto il nome dell’«alter Christus» Francesco, nella Sala della Spoliazione, lì dove san Francesco si spogliò dei suoi abiti e delle sue ricchezze per dedicare tutta la sua vita a Sorella Povertà. Qui il Papa, in compagnia degli otto cardinali del Consiglio, sembra voler fare un grande pronunciamento sulla sua idea di Chiesa, arrivando forse a denunciare l’uso distorto che anche la Chiesa fa dei propri beni fino – sono voci che si rincorrono – all’annuncio dell’abolizione dei titoli onorifici. «Sogno una Chiesa povera e per i poveri», disse lo stesso Francesco poche ore dopo l’elezione al soglio di Pietro il 13 marzo scorso. Un sogno con cui anche la banca vaticana deve fare i conti.

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