Mossa del Cavaliere Videomessaggio su Forza Italia e giustizia

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ROMA — Il «colpo» dovrebbe arrivare all’indomani del voto della Giunta del Senato sulla decadenza. E, nel piano comunicazione abbozzato ad Arcore, deve coincidere con il lancio della nuova Forza Italia. Segno che per adesso, come filtra tra i pontieri che mantengono i contatti tra Villa San Martino e la Capitale, «Berlusconi non ha alcuna intenzione di far cadere il governo». Ma, è la subordinata, «non possiamo escludere che le reazioni del Pd alla sua prima uscita pubblica settembrina non diano vita all’ennesima scossa di terremoto».
L’uscita pubblica non dovrebbe sostituire — ma accompagnare — il video sul lancio di Forza Italia che il Cavaliere ha montato, smontato e di nuovo montato. Un video in cui la crisi di governo non c’è (al contrario, c’è la rivendicazione dei successi su Imu e fisco) ma le accuse alla «magistratura politicizzata» sì, eccome. Un video che, se accompagnato al discorso, nell’ottica berlusconiana potrebbe anche provocare nel Pd quello che qualche fedelissimo dell’ex premier chiama «il fallo di reazione».
Ma la crisi di governo immediata, come arma, è stata messa da parte. Basta ascoltare, e neanche troppo tra le righe, le parole che Renato Schifani ha affidato ieri a Lucia Annunziata, che l’ha intervistato a In mezz’ora . «Il ritiro dei ministri? Non è nell’agenda immediata. È evidente che si vive momento per momento e ci auguriamo di arrivare a respirare un clima di maggior responsabilità», è stato l’adagio dell’ex presidente del Senato. Parole scelte con cura, quelle del capogruppo a Palazzo Madama. E, soprattutto nel riferimento alle dimissioni dei ministri, non casuali.
Da almeno ventiquattr’ore, infatti, tra i falchi del partito sta filtrando un ragionamento che suona più o meno così: «Berlusconi sta mostrando parecchia insofferenza nei confronti dei ministri. Forse vorrebbe che, per rispondere alla controffensiva di un Pd che s’è addirittura accodato a Grillo nella richiesta del voto segreto sul voto della decadenza nell’Aula del Senato, i componenti dell’esecutivo del Pdl si fossero esposti, magari minacciando autonomamente le dimissioni dal governo…». Il giallo sulla presunta insofferenza del Cavaliere nei confronti dei «suoi» ministri sembra però chiuso dalle parole di Schifani. Che, tra l’altro, aggiunge: «Con il voto si porterebbe il paese nel baratro».
L’ex presidente del Senato continua l’attacco frontale al Pd. E, come se fosse l’ennesimo capitolo di un gioco del cerino non ancora finito, rilancia le accuse sull’atteggiamento che il partito guidato da Epifani sta avendo a Palazzo Madama: «Da parte nostra vi è la seria e profonda consapevolezza di avere la responsabilità di guidare un esecutivo di larghe intese voluto dal capo dello Stato». Ma, è il sottotesto, «siamo colpiti e feriti dall’atteggiamento di un alleato il quale, anziché porsi sul tavolo della Giunta con il metodo del confronto, si sta scagliando contro il leader del nostro partito immeritatamente». Con un possibile esito che l’ex presidente del Senato sintetizza così: «Il Pd vuole il voto, io sono pessimista».
Ma non c’è solo l’attesa per la Giunta. Che ad Arcore si rifletta anche sulla possibile grazia, ormai è un fatto. Al punto che Schifani ne parla apertamente: «Berlusconi sta riflettendo giustamente nell’ambito della propria famiglia. È una faccenda troppo delicata perché noi dirigenti si possa fare una riflessione». La riflessione dei dirigenti, che aspettano la rinascita di una Forza Italia in cui molte deleghe organizzative passeranno da Alfano a Verdini, ha un punto fermo. Che riguarda proprio il Cavaliere. Comunque vada, «non lascerà la politica».


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