Privatizzazioni, i dubbi del Fondo monetario

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L’invito «ad essere realisti e a procedere con attenzione» in questo campo arriva dal Fondo monetario, che ha osservato come il debito nelle economie avanzate «sia ancora ai massimi dalla Seconda guerra mondiale». Ridurlo è comunque «un obiettivo raggiungibile», anche se non facile, hanno spiegato gli economisti dell’organizzazione di Washington che oggi presenterà il suo rapporto sull’Italia, sullo stato delle sue finanze e delle sue banche. Sarà un momento importante di verifica per l’economia del nostro paese alle prese con il difficile aggancio della ripresa e con il contenimento del suo indebitamento entro il limite del 3% del Prodotto interno lordo, come vuole Bruxelles.
Intanto il mercato continua a risentire delle tensioni politiche. L’incertezza che prosegue, a fasi alternate, a pesare sulla tenuta del governo Letta ieri ha condizionato una volta di più l’andamento del secondario e degli spread. Così, nonostante l’esito positivo delle aste dei Bot, che sono stati tutti assegnati a tassi calanti, il differenziale tra i Btp decennali e i Bund di uguale durata è salito a 251 punti base (257 punti secondo la piattaforma Reuters), 10 in più della chiusura di ieri con rendimenti per i titoli italiani saliti al 4,34%. In particolare la notizia delle possibili dimissioni dei parlamentari del Pdl in caso di voto sfavorevole a Silvio Berlusconi da parte della giunta del Senato che si riunirà il prossimo 4 ottobre, ha favorito la pressione sui titoli italiani, riconducibile peraltro anche alle vendite degli investitori in previsione delle aste di oggi. Il Tesoro offrirà Btp a 5 e 10 anni per un ammontare dai 5 ai 6 miliardi complessivi di euro.
Sui mercati ieri si è allargato, in ogni caso, anche lo spread dei Bonos spagnoli che comunque in chiusura hanno azzerato le distanze tra Madrid e Roma.
Quanto ai Bot, ieri sono stati messi in asta buoni semestrali per 8,5 miliardi: la domanda ha raggiunto i 12,4 miliardi con un indice di copertura in linea con la media dell’anno e il tasso di aggiudicazione è calato allo 0,781% dallo 0,866% di fine agosto, al minimo dallo scorso maggio.
Anche la Borsa ha risentito delle fibrillazioni della politica; Piazza Affari ha archiviato il quarto risultato negativo della settimana, chiudendo col risultato peggiore del continente in una giornata comunque contrastata per tutte le piazze europee.
Il risultato finale ha visto l’indice Ftse-Mib arretrare dell’1,2%, anche se in risalita finale grazie a un parziale recupero favorito dall’andamento di Wall Street, che ha aperto in positivo grazie ai dati sulla crescita Usa, nonostante le tensioni causate dallo scontro tra Casa Bianca e Repubblicani sull’aumento del tetto del debito pubblico.
Sopra la parità Londra, in salita dello 0,21%, e Madrid in ripresa dello 0,32%. Negative le Borse di Francoforte, in calo dello 0,02%, e di Parigi, in rosso dello 0,21%.
L’euro, infine: la moneta unica ieri si è leggermente deprezzata contro il dollaro fino a raggiungere quota 1,3482. Tra i motivi: da una parte il clima di incertezza sulla possibile crisi di governo in Italia, e dall’altra le dichiarazioni di un componente della Federal reserve Usa, per cui sarebbe stato opportuno iniziare il rientro dalle politiche espansive già nel mese di settembre.
Stefania Tamburello


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