Quei paletti dell’Europa su deficit e spese Rehn in missione a Roma

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Sostanzialmente da Bruxelles intendono rafforzare le pressioni per evitare che una crisi del governo di Enrico Letta apra una fase di instabilità politica in grado di riflettersi negativamente sulle aspettative di ripresa, sul risanamento dei conti pubblici e sui tassi d’interesse dell’alto debito nazionale.
Ammonimenti in questo senso sono già stati espressi riservatamente dai ministri finanziari europei nella riunione informale dell’Eurogruppo/Ecofin di venerdì e sabato scorsi a Vilnius in Lituania. Al punto che il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni aveva dovuto rassicurare pubblicamente sul rispetto dell’impegno a mantenere il deficit sotto il 3% del Pil nel 2013. E aveva dovuto anche ribadire i rischi connessi a una eventuale «crisi al buio» del governo, nell’imminenza della votazione di mercoledì prossimo sulla decadenza da parlamentare del leader del Pdl Silvio Berlusconi.
Ieri il presidente della Commissione, il portoghese Josè Manuel Barroso, ha dichiarato che l’Italia ha bisogno di «stabilità politica sistemica» perché altrimenti ci sarebbero «ripercussioni sui mercati». Barroso, pur premettendo di non voler entrare nella politica interna italiana, ha di fatto appoggiato il governo Letta, invitando la larga maggioranza Pd, Pdl e Scelta Civica a dimostrare «grande attenzione, grande rigore, grande determinazione, grande senso di responsabilità». Rehn ha condiviso le rassicurazioni di Saccomanni sul rispetto degli impegni con l’Europa. Sulla necessità di una manovra correttiva per mantenere il deficit sotto al 3%, ha aggiunto che «spetta al governo valutare quali siano i modi e i mezzi per raggiungere gli obiettivi». Rehn ha anche avanzato dubbi sul «ritorno della ripresa» in Italia.
Alla Commissione ha replicato il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, ribadendo l’impegno sul disavanzo e che «ci sono tutte le condizioni per rispettarlo, anche se la contrazione del Pil quest’anno è stata maggiore di quella stimata la primavera scorsa». Ha però contestato l’istituzione di Bruxelles ricordando gli «errori» nella politica anti-crisi attuata dall’euroburocrazia. «In questi 5 anni, in cui l’Europa è stata in profonda recessione, sono state chiuse centinaia di migliaia di imprese, persi milioni di posti di lavoro e nell’Eurozona il debito è aumentato di 30 punti percentuali – ha ricordato -. Sarebbe utile che la Commissione facesse una riflessione molto approfondita».
A preoccupare l’Ue non è solo la possibilità di un tracollo del governo Letta, che potrebbe far ulteriormente salire i tassi sui titoli di Stato aumentando la spesa per interessi. Si teme che varie misure (taglio Imu, blocco dell’aumento Iva, rifinanziamento della cassa integrazione e delle missioni militari) potrebbero risultare non sufficientemente coperte. Fassina ha ammesso che non ci sono i soldi per tutti gli interventi di cui si parla e che bisognerà fare «delle scelte». A Bruxelles temono poi che un esecutivo fragile possa comunque non riuscire a far passare le riforme strutturali.
Ivo Caizzi


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