Rete Telecom, governo pronto a blindarla Consob: “Legge sull’Opa modificabile”

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MILANO — Quello che non si è fatto dal maggio 2007, quando Telefonica entrò in punta di piedi ai piani alti di Telecom Italia, si potrebbe fare in tre mesi pur di difendere la rete del gruppo e gli interessi degli azionisti di minoranza della società in nome della sicurezza nazionale. Questa la morale emersa ieri dall’audizione al Senato del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, e dopo che il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, si è detto pronto a realizzare in tempi brevi la riforma del golden power.
«C’è tempo fino a dicembre ha detto Vegas al Senato – per un eventuale cambio della normativa Opa e farla valere sull’operazione Telecom». Bisognerebbe approvare la legge prima del gennaio 2014, ovvero prima che Telefonica riceva il via libera dalle varie autorità competenti. Resta che l’Italia non farebbe una grande figura: «Cambiare le regole in corsa comporterebbe un rischio reputazionale per il Paese – ha avvertito Vegas – ma il prezzo pagato da Telefonica a 1,1 euro è doppio rispetto alla quotazione attuale». Inoltre, siccome il «Parlamento è sovrano» il presidente della Consob sarebbe disposto a fare in tempi brevi una riforma della legge sull’Opa che tenga conto di soglie anche inferiore rispetto al 30%, che oggi è l’unico livello richiesto per imporre il lancio di un’offerta pubblica. «La soglia è una scelta di carattere legislativo – ha concluso Vegas- che dipende anche dalle condizioni del contesto economico».
Oggi invece il Consiglio dei Ministri dovrà esaminare la proposta di regolamento voluta da Saccomanni in merito al golden power, ovvero quel potere di veto del Tesoro a tutela delle attività sensibili per la sicurezza nazionale, come è il caso della rete Telecom, un istituto che di fatto supplisce quello della golden share che invece verrebbe meno in ambito europeo. Il testo del Dpr, che dovrebbe essere discusso dal Consiglio dei ministri, prevede infatti che anche «le reti e gli impianti utilizzati per la fornitura dell’accesso agli utenti finali nei servizi rientranti negli obblighi del servizio universale» delle comunicazioni rientrano tra le attività strategiche sottoposte alla “speciale tutela” del governo. Non sarebbe inoltre prevista alcuna eccezione «in presenza di minaccia di un grave pregiudizio per gli interessi pubblici relativi alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti e alla continuità degli approvvigionamenti». Come a dire che se qualcuno vuole rilevare il controllo di Telecom e quindi della sua rete, anche se è un’azienda europea illustre come Telefonica, potrà farlo solo alle condizioni concordate insieme al governo.
Infine anche i 5 consiglieri indipendenti di Telecom sono pronti ad affiancare il presidente Franco Bernabè e l’ad Marco Patuano contro i 7 rappresentanti del cda in quota Telco. «Se Bernabè proponesse l’aumento noi lo appoggeremmo – ha detto Massimo Egidi, consigliere indipendente di Telecom – tuteliamo gli interessi di circa l’80% del capitale che è mal rappresentato, prendiamo una posizione di difesa degli azionisti di minoranza e di Telecom stessa». Scegliendo la via dell’aumento, o altre soluzioni come l’azzeramento dei dividendi e la vendita di attività non strategiche come gli immobili e le torri di trasmissione, il cda di Telecom potrebbe evitare la vendita del Brasile e in questo modo contrastare l’ascesa di Telefonica. Tutte novità che hanno risollevato il titolo in Borsa (+4,1% a 0,59 euro), gli investitori ieri scommettevano che se gli spagnoli vogliono rilevare il controllo di Telecom, siano costretti a fare anche un’offerta mercato.


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