Risoluzione sulla Siria, Mosca canta vittoria

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NEW YORK – «Un passo avanti significativo », lo definisce Barack Obama. «È una vittoria nostra, non abbiamo concesso nulla», dice il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov. Ciascuno se ne appropria e forse è di buon augurio. I cinque grandi che sono i membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu hanno raggiunto l’accordo sulla risoluzione che richiede alla Siria di consegnare le sue armi chimiche perché vengano eliminate. Un accordo che il Dipartimento di Stato definisce «storico, senza precedenti », e perfino il New York Times saluta come «la prima iniziativa della comunità internazionale dopo due anni di paralisi davanti alla guerra civile in Siria». La risoluzione è un compromesso che concede molto alla linea di Vladimir Putin, ed è pieno di ombre quanto alla sua reale efficacia. Di certo, c’è nella risoluzione l’obiettivo di un sequestro totale di tutti gli arsenali chimici. Resta da capire come e in quali tempi il presidente Bashar al-Assad dovrebbe consegnare le circa 1.000 tonnellate di gas nervino, sarin e altri agenti chimici, a disposizione del suo esercito. Inoltre il testo della risoluzione Onu non specifica come gli ispettori internazionali dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche potranno stabilire se Assad ha effettivamente mantenuto l’impegno. E ancora: nel caso che Assad non onori quell’impegno, non è precisato in quale modo il Consiglio di sicurezza potrebbe costringerlo, o tantomeno sanzionarlo.
Un passaggio chiave è il richiamo alla possibilità di «imporre misure previste nel Capitolo VII nella Carta delle Nazioni Unite». In quel Capitolo VII è contemplato l’uso della forza militare. E tuttavia non c’è automatismo nella risoluzione. Di fatto, se Assad dovesse sottrarsi agli impegni, per intervenire militarmente con la copertura Onu bisognerebbe passare ancora una volta davanti al Consiglio di sicurezza, dove Russia e Cina hanno sempre usato il loro veto contro un intervento militare. Prima ancora di arrivare a quello scenario, è tutta l’applicazione concreta della risoluzione che resta problematica. «Ci sono preoccupazioni legittime – ha ammesso Obama – riguardo al modo in cui tecnicamente si possono recuperare quelle armi chimiche mentre sul terreno si sta combattendo».
Peraltro mancano nella risoluzione delle scadenze precise, c’è solo l’obiettivo generico di liberare la Siria dalle armi chimiche entro la metà del 2014, com’era stato indicato nel compromesso raggiunto a Ginevra tra il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Allo stato attuale, l’accordo Onu rischia di rappresentare una vittoria non solo per la diplomazia russa, ma soprattutto per Assad.


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