Strage all’ora dello shopping Almeno 40 morti a Nairobi

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È l’Africa nuova (o finta) di un grande mall quella che è stata teatro ieri pomeriggio dell’ultimo orrore africano: almeno 40 vittime (tra cui donne e bambini) nell’assalto al più lussuoso centro commerciale del Kenya, a Nairobi, la città che si vanta di essere la capitale high-tech del continente.
Quaranta morti, l’ha detto ieri sera in tv il presidente Kenyatta: «Anch’io in questo attacco vigliacco ho perso dei familiari stretti». I feriti (tra loro alcuni americani) sono 150. La Farnesina ha annunciato che i dieci italiani che si trovavano all’interno dell’edificio sono riusciti a salvarsi. Tra le vittime un somalo sposato con una torinese, diversi britannici, due francesi. Vetrine di elettronica, casinò, banche, souvenir, e poi all’improvviso bombe e raffiche di kalashnikov. Un gruppo di uomini armati (5 o 10 secondo le prime ricostruzioni) ha cominciato a sparare all’impazzata tra gli 80 negozi del Westgate poco prima dell’una. Un cameraman australiano ha detto che il commando è saltato da alcuni veicoli con armi spianate e capo coperto.
Nelle grandi metropoli africane, da Città del Capo a Lagos, i mall sono considerati i luoghi più sicuri oltre che i templi della nuova ricchezza, del lusso d’importazione più o meno taroccato. Ci sono i grandi marchi e le guardie private, le fontane kitsch e i sistemi di allarme, le pattuglie di polizia nelle strade intorno. Con l’assalto al Westgate gli shopping center entrano con una scia di sangue nella lista dei target facili. L’attacco sarebbe partito all’ora di pranzo tra i tavolini all’aperto dei quattro ristoranti dell’Artcaffé. Patrick Kuria, che lavorava in una delle cucine, ha detto di aver visto sparare due uomini con i turbanti neri. I resoconti iniziali della polizia parlavano di un assalto a una banca. Ma le testimonianze dei fuggiaschi (tra cui molti turisti) hanno subito aperto la strada all’ipotesi terrorismo. Eliah Kamau ha raccontato all’Ap che i killer urlavano alla gente che si era buttata a terra: «I musulmani possono alzarsi e andarsene, gli altri li uccidiamo». Già nel pomeriggio alcuni testimoni avevano affermato che il commando era composto da somali. Un poliziotto hanno parlato di un somalo e quattro neri (tra cui una donna). In serata la pista somala è stata confermata dalla rivendicazione via Twitter di Al Shebab, il gruppo di integralisti affiliati ad Al Qaeda in guerra con il Kenya da quando nel 2011 le truppe di Nairobi oltrepassarono il confine per dare la caccia ai miliziani che uccidevano turisti occidentali nei resort sulla costa. Il messaggio contiene un diverso bilancio di quello che i terroristi chiamano «spettacolo»: «I nostri mujaheddin hanno ucciso 100 persone. Nessuna trattativa. La battaglia continua».
Ieri sera diverse persone risultavano ancora prigioniere (36 secondo la Cnn ). Il commando aveva preso decine di ostaggi (tra cui lo staff di un supermercato), mentre squadre delle forze speciali cercavano di aprire un negoziato risalendo ai piani alti della struttura dove erano asserragliati gli assalitori. Uno, ferito e catturato dalla polizia, è morto dopo l’arresto.
Il caos rilassante (e per pochi) di un sabato di shopping diventato corsa per la vita. Manish Turohit, 18 anni, si è nascosto per 2 ore nel parcheggio sotterraneo: «La gente scappava dappertutto, i killer gridavano e sparavano». Jay Patel ha trovato rifugio a un piano superiore e da una finestra ha visto i killer in un parcheggio con alcuni ostaggi sdraiati a terra: «Parlavano tra loro. A un certo punto alcuni ostaggi sono stati rilasciati, gli altri uccisi».
Michele Farina


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