Via le manager della riforma Caos alla Banca mondiale

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L’americana Pamela Cox e la britannica Caroline Anstey, due dei tre direttori generale dell’organizzazione, sono state licenziate su due piedi, anche se lasceranno formalmente la Banca all’inizio di ottobre, in concomitanza con i meeting autunnali. La terza donna, l’italiana Laura Frigenti, chief of staff del presidente fino alla fine settembre, quando sarebbe dovuta diventare vicepresidente per l’Europa e Asia centrale (Eca), è stata obbligata a mettersi immediatamente in ferie, lasciando l’incarico che ricopriva, poi costretta a un’aspettativa forzata, ed è ancora in attesa di sapere quale sarà la sua nuova posizione, visto che la promozione pare ormai tramontata, anche se nulla è stato ancora ufficializzato.
Il terremoto è avvenuto a fine luglio. Ma poco o niente è trapelato al di fuori delle austere stanze dell’edificio della World Bank a Washington. Quello che è certo è che adesso l’Italia, per quanto la riguarda, sta cercando di limitare i danni. Laura Frigenti, 53 anni, di cui venti alla Banca mondiale dove ha collezionato una promozione dopo l’altra, era considerata non solo l’italiana più in alto e più in vista nell’organizzazione, ma anche un asset fondamentale per il nostro Paese. E la nomina, annunciata lo scorso maggio, a vicepresidente dell’Eca, di cui avrebbe avuto la responsabilità, rispondendo direttamente al presidente Kim, ha valenza strategica per le nostre imprese, soprattutto quelle attive nelle costruzioni, come Salini e Impregilo, player importanti in questa regione proprio grazie ai bandi della Banca mondiale.
Che cosa è successo, dunque? Facciamo un passo indietro.
Il 25 luglio il presidente Jim Yong Kim, che ha fatto della ristrutturazione della Banca una delle priorità del suo mandato, convoca Pamela Cox, americana, 33 anni di carriera alla Banca, già nominata di recente vice presidente per il Cambiamento del management per anticiparle che sarà promossa managing director, ruolo di primissimo piano nella struttura gerarchica della Banca, dove i direttori generali sono tre e vengono subito dopo il presidente. Pamela Cox affiancherà così altre due donne: la britannica Caroline Anstey e l’indonesiana Sri Mulyani, ex ministro delle Finanze di Jakarta. La nomina sarà comunicata ufficialmente all’executive committee il 29 luglio. Però, a sorpresa, la riunione viene cancellata via email la sera prima dal presidente, che poi convoca, separatamente, prima Caroline Anstey, e poi Pamela Cox. Caroline, 57 anni, 18 anni alla Banca mondiale, viene informata che il suo incarico si è concluso e terminerà formalmente il suo lavoro alla Banca all’inzio di ottobre. Stessa sorte per Pamela, 61 anni, che era stata promossa in pectore il giovedì prima: non solo la nomina è evaporata, ma la top manager che avrebbe dovuto guidare la svolta, dovrà lasciare la Banca.
Dopo tocca a Laura Frigenti, che Kim ha voluto come suo chief of staff , quindi persona di massima fiducia, al momento del suo insediamento, nel luglio 2012. Frigenti viene invitata a lasciare l’edificio seduta stante e a mettersi subito in ferie e, successivamente, in aspettativa forzata. Non può essere licenziata, perché ancora non fa parte del top management, e i dipendenti possono essere allontanati soltanto per motivi di grave negligenza, cattiva performance o in caso di esuberi.
La motivazione del doppio licenziamento e dell’allontanamento di Frigenti, che nei modi è senza precedenti? Ufficialmente Kim non ha dato spiegazioni, nemmeno alle dirette interessate. Ma dentro la Banca mondiale in tanti, che non vogliono essere nominati per non infrangere le politiche di non disclosure , ripetono questa versione: qualcuno avrebbe sussurrato al presidente che le due top manager, su cui lui aveva puntato per realizzare «la prima vera ristrutturazione della Banca e cambiarne la cultura», in realtà lo stavano manipolando: tramavano alle sue spalle, nascondevano le informazioni e rappresentavano in modo non veritiero la situazione della Banca. «Rimuovendo Pamela Cox, riporterò la meritocrazia alla Banca mondiale», avrebbe dichiarato Kim interno.
La vera storia? Probabilmente la riorganizzazione, come spesso accade, ha aperto nuove opportunità di carriera per alcuni e ne ha precluse ad altri, finendo per diventare una lotta interna di potere, tra cordate con visioni del mondo contrapposte, compresa quella della Banca. Kim, che è un dottore e non un politico, si sarebbe imbarcato in un’avventura che ora fa fatica a controllare.
E Laura Frigenti? Colpevole per associazione, pare. L’italiana ha lavorato sotto Pamela Cox per 15 dei sui 20 anni alla Banca mondiale. Probabile quindi che il rapporto instaurato con la sua ex responsabile abbia prevalso rispetto alla lealtà verso il presidente. In ogni caso questa convinzione avrebbe mandato su tutte le furie Kim, che non ci ha pensato due volte a eliminarla dal suo entourage.
Il depotenziamento di Frigenti è uno scacco per l’Italia, che da un mese prova a protestare e a fare pressioni. Senza troppo clamore, per non peggiorare la situazione, visto che nulla ancora è stato ufficializzato. Ma, da azionista con il 2,66% del capitale, il Tesoro può fare ben poco, se non sperare che il ridimensionamento per Frigenti non sia troppo punitivo.
Giuliana Ferraino


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