«Aiuteremo Roma L’accoglienza ci riguarda tutti»

by Sergio Segio | 4 Ottobre 2013 6:35

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Può essere affrontato in modo diverso». Martin Schulz, socialdemocratico tedesco, presidente del Parlamento Europeo, è nel suo studio al nono piano del palazzo nel centro di Bruxelles. Ha appena incontrato Alexis Tsipras, leader della sinistra radicale in Grecia, un altro Paese che conosce l’emergenza dei migranti. Ora però è solo l’orrore di Lampedusa, a campeggiare sui giornali e le televisioni di tutta Europa.
Come ha appreso le prime notizie?
«Questa mattina, dalle prime agenzie di stampa. Terribili».
Che cosa intende fare l’Europarlamento?
«Chiedere al più presto una consultazione con la Commissione e il Consiglio. E raccomandare misure immediate e necessarie. Ne discuteremo alla prossima sessione plenaria, cioè lunedì a Strasburgo. Lampedusa sarà al centro del dibattito».
Che cosa significa l’espressione «misure immediate e necessarie»? Pensa a un maggiore sostegno economico della Ue ai Paesi più sotto pressione come l’Italia, per garantire controlli e soccorsi più efficienti?
«Sì, anche, questo è chiaro. Italia, Spagna, Malta, le loro città e le loro isole chiamate ad affrontare drammi così: dobbiamo migliorare e garantire la capacità di questi Stati di accogliere e assorbire i rifugiati. Riuscendo nello stesso tempo a comunicare agli stessi rifugiati che possono venire da noi, e trovare protezione e ospitalità, ma anche che la residenza permanente può avere poi condizioni precise da rispettare».
Pensa anche ad aiuti logistico-militari, navi e aerei per pattugliare i mari?
«Può darsi, se necessario sì. E inoltre bisogna sostenere gli altri Paesi, fuori dall’Ue, che sostengono l’impatto più forte dell’ondata migratoria: Libano, Giordania, Turchia. Bisogna che anch’essi siano in grado di assorbire meglio la pressione. Ma non basta».
Che cos’altro ancora?
«In sintesi, bisogna far sì che l’onere, il peso delle frontiere europee sia un problema condiviso da tutti i nostri governi. E soprattutto, bisogna tener presente il discorso di solidarietà e di accoglienza che si faceva all’inizio: mille o diecimila persone su un’isoletta possono trasformarsi in un dramma umano, ma se invece vengono accolte fra altri 500 milioni di persone, fra 28 diversi Paesi, alcuni dei quali ricchi…».
È questo che intende parlando di «responsabilità morale» di tutta l’Europa, davanti a tragedie come quella di Lampedusa?
«Anche questo, sì. Intendo dire che quelle immagini ci riguardano tutti. Nessuno può far finta di non vedere. E nessuno può lasciare soli gli Stati che sono sottoposti alla pressione maggiore: Italia, Spagna, Malta, e così via. Dopotutto, i rifugiati siriani sono un problema anche per Libano, Giordania e Turchia , che sono Paesi più poveri dei nostri…».
Non crede che un dramma come quello di Lampedusa meriterebbe di essere discusso da un vertice straordinario fra i capi di Stato e di governo, come i Consigli europei che ogni pochi mesi si riuniscono qui a Bruxelles?
«No, credo che un vertice sarebbe inutile in questo caso. Qui ci vogliono fatti. E subito».
Luigi Offeddu

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