Obama: “Il default sarà come una bomba atomica” la paura di Wall Street sulla fuga dai bond Usa

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NEW YORK — «Il default, se il Congresso non alza il tetto del debito, sarà drammaticamente peggiore dell’attuale serrata di servizi federali. Sarà una bomba atomica, lo dice un investitore come Warren Buffett». Barack Obama alza il tono, l’allarme che lancia è quello che sta contagiando i mercati finanziari nel mondo intero. Siamo all’ottavo giorno dello “shutdown”, la serrata che paralizza alcuni uffici federali per lo stallo legislativo sulle leggi di bilancio. Il presidente avverte: il disagio attuale è poca cosa rispetto a quel che sta per accadere. Il 17 ottobre si passa a un altro scenario. Dallo shutdown al default: «Quel giorno, se il Congresso non avrà autorizzato il Tesoro a emettere nuovi titoli alzando il tetto del debito, io non avrò bacchetta magica per uscirne. Resteremo senza soldi per pagare i conti. Chi deve acquistare i nostri bond si sta spaventando».

È una paura già palpabile. Sui mercati è in corso da più di una settimana un calo di tutti gli indici di Borsa ma soprattutto un fenomeno più pericoloso, una ritirata dai buoni del Tesoro Usa: il più vasto mercato obbligazionario del mondo. Le grandi banche di Wall Street si uniscono alla Casa Bianca nel denunciare i danni di questo stallo politico. I maggiori acquirenti stranieri di bond Usa, dal Giappone alla Cina, esprimono preoccupazioni crescenti, così come il Fondo monetario internazionale. Il segretario al Tesoro Jack Lew dovrà tentare di placarli domani in un’audizione al Senato, spiegando quali creditori avranno la priorità. Già diverse attività di import-export stanno soffrendo per la paralisi delle dogane.
Alla conferenza stampa di Obama fioccano le domande sullo status internazionale dell’America: l’assenza del presidente dall’importante vertice asiatico dove la Cina la fa da padrone, il rischio di una ritirata della potenza egemone dalle sue responsabilità globali.
Obama cerca di rassicurare senza essere irrealistico: «Se questa crisi finisce presto, i nostri alleati e tutta la comunità internazionale la guarderanno come il solito pasticcio combinato dalla democrazia americana. Ma se dura più a lungo avrà conseguenze. In 225 anni sarebbe la prima volta che l’America non onora i suoi debiti ». Dalle macro-conseguenze il presidente si addentra nei danni che toccano ogni famiglia: «Un default vuol dire il crollo dei vostri fondi pensione, il rialzo dei tassi che pagate sui mutui».
Ma non c’è ripensamento per ora sul fronte repubblicano. Il Congresso resta spaccato in due. Da una parte, il Senato a maggioranza democratica è pronto a votare le leggi di rifinanziamento del bilancio pubblico nonché l’innalzamento del tetto del debito. D’altra parte c’è la Camera. Dove i repubblicani, maggioritari, sono a loro volta divisi. Basterebbe una pattuglia di voti della destra moderata, insieme coi voti democratici, per sbloccare tutto anche alla Camera e chiudere la crisi. Ma il presidente della Camera, il repubblicano John Boehner, non vuole andare a questa conta. E ha il potere di impedirla. Andare al voto in aula vorrebbe dire spaccare il suo partito, e attirarsi l’accusa di tradimento da parte del Tea Party: una pattuglia compatta, disposta ad andare fino al default finanziario degli Usa. A meno che Obama le conceda il trofeo più ambito: un’abrogazione, uno stravolgimento, o quantomeno un rinvio della sua riforma sanitaria. «Non accetto il ricatto – dice il presidente – non è questo il modo di governare l’America. Stiamo parlando di un tetto del debito che è la risultante di leggi di spesa già approvate dal Congresso, repubblicani inclusi. Non si può vivere sotto questa minaccia permanente: loro vogliono cancellare il risultato delle ultime elezioni, o far saltare tutto». Lui ricorda che due anni fa una crisi simile, per quanto breve, costò un downgrading e interruppe la ripresa economica.


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