Quella nota riservata dei servizi «Non ci sono prove sui leader»

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ROMA — La posizione del vertice dei servizi segreti è in una nota riservata trasmessa ieri al comitato di controllo parlamentare. L’obiettivo appare chiaro: sgomberare il campo da illazioni e ipotesi, evitare che si alzi un polverone dove poi sarà difficile distinguere il vero dal falso. Perché è ormai accertato che l’intelligence statunitense ha acquisito milioni di dati relativi alle comunicazioni dei cittadini italiani. Ma «non c’è alcuna evidenza di attività spionistiche americane sul governo italiano».
Questo specifica il direttore del Dis Giampiero Massolo nella comunicazione inviata al presidente del Copasir Giacomo Stucchi. E in tal modo non vuole dire che non ci siano state intercettazioni, ma chiarisce che per affermarlo è necessario avere le prove. E per questo si è deciso di insistere per avere dagli americani notizie più dettagliate. Poi si affretta a negare che ci siano mai stati accordi tra gli 007 italiani e quelli britannici, come invece aveva dichiarato già diverso tempo fa e adesso ripetuto al settimanale L’Espresso Glenn Greenwald, il giornalista americano che oggi risulta essere in Cina e che è custode di numerosi documenti trafugati dalla «talpa» della Nsa, la National Security Agency, Edward Snowden.
Il sospetto che dietro questa ondata di nuove rivelazioni ci sia una vera e propria guerra di spie sembra ormai evidente. E non viene escluso che nei prossimi giorni si alzi il livello, forse proprio per nascondere le vere informazioni che sono state catturate dai Servizi statunitensi. Perché il nodo da sciogliere rimane la mole di dati che sono stati acquisiti in questi ultimi anni e soprattutto l’utilizzo che ne è stato fatto. La lettura dei tabulati basta infatti a tenere sotto controllo persone e autorità e che questo sia avvenuto, l’Italia ne ha avuto conferma sin dal luglio scorso, non c’e più alcun dubbio.
La procedura ammessa dai vertici dell’intelligence statunitense nel corso di tre incontri bilaterali che ci sono stati negli ultimi tre mesi, prevede l’utilizzo del sistema «Prism» per conoscere — in caso di telefonate, sms e mail da e per gli Stati Uniti — le utenze utilizzate, l’identità degli intestatari, la durata del contatto. In caso di rischio per la sicurezza nazionale si passa al secondo livello e il «target» ritenuto «sensibile» viene messo sotto intercettazione.
Gli 007 italiani vogliono adesso scoprire quante volte ciò è avvenuto e soprattutto sapere se questo iter abbia riguardato anche personalità e istituzioni. In queste ultime ore Massolo avrebbe avuto contatti frequenti con i capi delle Agenzie americane, ma per i prossimi giorni sarebbe già stato fissato un nuovo incontro proprio per approfondire l’entità delle notizie acquisite. Un passo necessario per proseguire in quella che viene definita una «leale collaborazione», tenendo conto di quanto sta accadendo nei rapporti con gli altri alleati europei.
Uno dei temi in agenda rimane quello relativo ai cavi sottomarini attraverso i quali passano le comunicazioni. Gli 007 italiani hanno garantito al governo l’impossibilità che ci siano state intrusioni nel nostro territorio, ma nulla hanno potuto escludere per quanto riguarda il controllo della rete all’estero. Non a caso nella nota inviata al Copasir viene escluso quello che era stato raccontato proprio dal giornalista americano Glenn Greenwald riguardo a possibili accordi tra i Servizi segreti di Roma e Londra e sull’utilizzo da parte dei britannici di un programma di raccolta dati denominato «Tempora».
Nella sua comunicazione riservata Massolo è categorico: «Non risulta alcun “accordo” con il Gchq, Government Communications Head Quarter, britannico in merito ad attività di intercettazione di comunicazioni transitanti sui cavi sottomarini; i Servizi d’informazione italiani non sono parte, né hanno conoscenza, di un programma denominato “Tempora”; non sussistono con i collegati britannici cooperazioni riguardanti comunicazioni su cavi sottomarini».
Fiorenza Sarzanini


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