II Diritto d’asilo, ciascuno per sé

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PARIGI. Letta: «Finalmente l’immigazione è un tema europeo». Ma Bruxelles rallenta: se ne riparlerà nel 2014, dopo le elezioni Secondo Enrico Letta, il dramma del Mediterraneo è diventato «finalmente un tema europeo». Ma al Consiglio europeo che si è concluso ieri a Bruxelles, 24 Paesi su 28 si sono opposti a una riforma del diritto d’asilo a livello europeo. Se ne riparlerà nel giugno 2014, dopo le elezioni europee.
In che termini? In tutti i Paesi c’è il rischio di una crescita dei partiti xenofobi. Così, a Bruxelles è continuato lo scaricabarile del «fardello». Hollande del resto ha sottolineato che la Francia «è il secondo paese in Europa ad accogliere rifugiati»: ognuno, cioè, mette in avanti il proprio contributo, rifiutando implicitamente di venire in aiuto a un altro Paese. L’appello di Giusi Nicolini non ha ricevuto risposte, anche se Hollande ha citato la sindaca di Lampedusa per dire che «ha ragione». Ma nessun Paese è davvero disposto a ridiscutere Dublino II – che stabilisce che la richiesta d’asilo deve essere presentata nel Paese di primo approdo – per arrivare a un Dublino III e alla “solidarietà”.
Il Consiglio non ha deciso nulla di concreto. A parte qualche impegno per il rafforzamento di Frontex, l’agenzia guardiafrontiere, che dipende per il finanziamento (che è stato ridimensionato) dal buon volere dei singoli stati: per ora, gli impegni sono solo verbali (l’Olanda promette di inviare un aereo di ricognizione, per esempio, c’è anche qualche disponibilità finlandese), ma decisioni più precise sono rimandate al Consiglio dei ministri degli interni all’inizio di dicembre, che verranno poi ridiscusse al prossimo vertice dei capi di stato e di governo di fine dicembre. La richiesta italiana di istituire una task force è stata di fatto passata sotto silenzio. Letta però ritiene che le conclusioni siano «sufficienti rispetto alle aspettative» e che è stato «importante» che «il concetto di solidarietà» sia stato «incorporato», perché «non era scontato». La litania di quello che bisognerebbe fare è sempre la stessa e non si scosta dall’approccio “securitario”: rafforzamento di Frontex, lotta alle mafie, aiuti ai Paesi di origine dei migranti e a quelli di transito. Ma nessuno è disposto a prendere impegni, a venire incontro ai Paesi del sud che sono in prima linea per l’accoglienza – forzata – dei rifugiati. Al massimo, ci sarà una manciata di soldi, sull’onda dell’emozione dei 500 morti nel canale di Sicilia dall’inizio dell’anno.
In ogni Paese europeo, l’immigrazione sta diventando in un contesto di crisi di nuovo un soggetto scottante e per tutti l’obiettivo è controllare i flussi, cioè fare in modo di diminuirli. L’esempio francese è significativo. Sotto la pressione dei sondaggi, che danno il Fronte nazionale primo partito di Francia alle prossime europee (con intenzioni di voto al 24%), tra il ministro degli interni, il socialista Manuel Valls, e la destra dell’Ump si è scatenata una corsa a chi adotta la linea più dura. In seguito alle polemiche scatenate dal caso di Leonarda, la giovane kosovara espulsa con la famiglia, Valls ha annunciato una prossima riforma dei diritto d’asilo, per accelerare i tempi della risposta dell’amministrazione alle domande dei rifugiati. Dell’emozione suscitata dal caso Leonarda, fermata in gita scolastica, per Valls resta solo la questione dei tempi troppo lunghi delle reazioni dell’amministrazione, che favoriscono la creazione di situazioni inestricabili. L’Ump ha contrattaccato rimettendo in causa lo jus soli, una richiesta da anni avanzata dal Fronte nazionale. Il segretario dell’Ump, Jean-François Copé, vuole modificare una norma nata con la Rivoluzione del 1789, in vigore da metà dell’800, dopo la sospensione del periodo napoleonico, abolendo l’automaticità dell’acquisizione della nazionalità francese per chi è nato in Francia da genitori stranieri. Copé vuole un atto «volontario», una richiesta, che potrà essere rifiutata se il candidato alla cittadinanza avrà, per esempio, avuto problemi con la giustizia o se la famiglia è entrata clandestinamente in Francia.


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