«Cambi senza sfasciare i conti» Ma è bufera su Saccomanni

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ROMA — Sale la tensione sulla legge di Stabilità mentre il Pdl alza il tiro sul ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, cerca di correre ai ripari. Ieri ha aperto la giornata avvertendo dai microfoni di Radio Anch’io : «La legge di Stabilità ha un suo equilibrio: non dobbiamo sfasciare quello che finora si è faticosamente raggiunto con i conti in ordine». E l’ha dovuta terminare con un vertice a Palazzo Chigi con il vicepremier, Angelino Alfano, e i capigruppo del Pdl, Renato Schifani e Renato Brunetta. «Abbiamo chiesto tutte le modifiche necessarie in una logia di coalizione. A partire da quelle sul prelievo sulla casa che, così com’è scritto, per noi è inaccettabile», dice Brunetta dopo l’incontro. In mezzo un fuoco di fila di dichiarazioni contro Saccomanni sparato dallo stesso Pdl. Dichiarazioni innescate anche dalle parole dello stesso ministro, ieri mattina, alla Giornata mondiale del risparmio. Saccomanni, ovviamente, aveva difeso la legge di Stabilità, dicendo che le critiche arrivate finora sono «marginali», e aveva rivendicato: «Il coraggio di fare il ministro dell’Economia in questo paese è enorme. Di tutto mi si può accusare tranne che di non avere coraggio». Ma passavano pochi minuti e arrivava la replica via Twitter di Brunetta: «Saccomanni considera “del tutto marginali” le critiche sulla legge di stabilità. Vive proprio su Marte. Fa tenerezza…». E poco dopo tornava all’attacco il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri (Pdl), chiedendo come già fatto negli ultimi giorni le dimissioni del ministro dell’Economia, questa volta aggiungendo però un elemento in più: «Voglio leggere con attenzione la mozione di sfiducia verso Saccomanni presentata dalla Lega». Una velata minaccia che ha contribuito ad alzare il tono dello scontro dopo che l’altro ieri lo stesso Alfano aveva sonoramente bocciato l’idea del ministro di abbassare l’attuale tetto di mille euro per l’uso del contanti. Idea rispetto alla quale ieri ha reagito con estrema freddezza anche il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, definendo di «buonsenso» la posizione di chi non vuole affrontare ora questo tema. Insomma, Saccomanni non è apparso sostenuto neppure da un suo vice, per di più del Pd. Segno che lo strappo tra i due (Fassina aveva minacciato di dimettersi per essere stato tagliato fuori dalla preparazione della legge di Stabilità) non è stato ricucito.
Una cornice per nulla rassicurante quindi, quella all’interno della quale la manovra ha cominciato il suo percorso in Senato. Dove i rilievi arrivati ieri dal servizio Bilancio (gli esperti che passano al setaccio il disegno di legge per preparare il dossier informativo per i parlamentari) non sono di poco conto. Nel mirino la «clausola di salvaguardia» che prevede che in caso di mancati tagli alla spesa pubblica scatti un riordino di aliquote e detrazioni per un valore di 20 miliardi nel triennio 2105-2017. Una «norma programmatica» tutta da verificare, cui si affida una importante copertura della manovra. Dubbi anche sul gettito da privatizzazioni e dismissioni immobiliari (mezzo punto di Pil, cioè 8 miliardi l’anno, nel periodo 2014-2017) e sulla riforma del prelievo sulla casa, del quale va valutato l’impatto sui contribuenti e il possibile effetto di scoraggiare il ricorso ai bonus per le ristrutturazioni edilizie in attesa di capire «come cambiano le proprie disponibilità economiche».
Nel frattempo arrivano anche i pareri delle commissioni. Quella Finanze e quella Lavoro, pur dando il via libera al disegno di legge di Stabilità, chiedono che il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti (mediamente 110 euro l’anno, se non verrà rafforzato) venga dato in un’unica soluzione anziché in 12-13 mensilità. La commissione Finanze chiede anche di modificare la Tasi, la nuova tassa sui servizi indivisibili, prevedendo «detrazioni» tali da accentuare la progressività del tributo. Uno dei relatori di maggioranza, Giorgio Santini (Pd), dice che il testo dovrà essere «irrobustito» sotto il profilo «dell’equità sia per la parte del cuneo che sulla tassazione degli immobili». Il governo, aggiunge, «non deve pensare a mini detrazioni perché sulla casa è necessario che la situazione torni almeno a come era prima».
Sul cuneo Letta in mattinata aveva suggerito di dare «più vantaggi ai lavoratori che hanno carichi familiari più pesanti». Il ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, annuncia invece un emendamento per favorire la redistribuzione del cibo inutilizzato negli ospedali alle onlus di beneficienza. In arrivo anche una stretta sui criteri per la cassa integrazione in deroga.
Enrico Marro


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