Datagate in Vaticano «Spiati anche il Papa e molti cardinali»

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ROMA — Anche Papa Francesco è stato intercettato dalla National Security Agency? Nei 46 milioni di telefonate monitorate dalle autorità americane nel nostro Paese, tra il 10 dicembre 2012 e l’8 gennaio 2013, ci sono anche quelle da e per il Vaticano? «Notizie false», sostiene la Nsa che nega «di aver mai avuto come target la Santa Sede», come ha dichiarato la portavoce dell’agenzia federale di intelligence.
A una conclusione opposta è giunto il settimanale Panorama , in base probabilmente alla considerazione che la Città del Vaticano dipende nelle infrastrutture elettroniche di comunicazione da quelle italiane e quindi anche le «sue» telefonate sono «finite» tra quelle del nostro Paese.
Panorama sostiene che le telefonate in entrata e in uscita dalla Santa Sede e quelle sulle utenze italiane di vescovi e cardinali, captate e tracciate dalla Nsa, sarebbero state «controllate» ben oltre la fine dell’anno scorso. E si sarebbero estese, dopo le dimissioni di Benedetto XVI, a tutta la cosiddetta Papal transition . Tanto che lo stesso futuro Pontefice, il cardinale Jorge Bergoglio, quando ha alloggiato nella Domus Internationalis di via della Scrofa prima di entrare in Conclave, sarebbe stato anche lui «monitorato» insieme ad altri ecclesiastici.
«Non ci risulta nulla su questo tema e in ogni caso non abbiamo alcuna preoccupazione in merito», ha però replicato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, smorzando molto i toni.
Inoltre nonostante il clamore mondiale del caso, l’ex giornalista del Guardian , Glenn Greenwald, depositario dei file di Edward Snowden (solo 250 documenti sono stati già pubblicati su migliaia in suo possesso), ieri non ha commentato pubblicamente le notizie sul Papa.
Ma il problema Nsa sarà inevitabilmente all’attenzione della diplomazia vaticana, guidata dal neosegretario di Stato, Pietro Parolin che, dopo l’intervento cui è stato sottoposto a Padova, è rientrato ieri Oltretevere. E sarà trattato con il nuovo ambasciatore Usa presso la Santa Sede Kenneth Hackett, anche lui appena nominato.
Secondo il settimanale di Mondadori sarebbero incappati nel monitoraggio elettronico anche importanti cardinali come i tre porporati Herranz, Tomko e De Giorgi, che abitano fuori le Mura e che hanno svolto un’approfondita indagine sul caso del Corvo, cioè Vatileaks, il cui Rapporto finale a Benedetto XVI, la cosiddetta Relatio , ha costituito un vero e proprio «passaggio di testimone» tra i due Pontefici. E sempre in via deduttiva, poiché gli obbiettivi del controllo della Nsa sono classificati secondo alcune categorie di rischio tra cui le «minacce al sistema finanziario», Panorama sostiene che «c’è il sospetto che siano state oggetto di monitoraggio anche le chiamate relative alla scelta del nuovo presidente dello Ior, il tedesco Ernst von Freyberg», la cui nomina è avvenuta il 15 febbraio 2013.
Lo scenario generale relativo allo scandalo è complicato dal fatto che in base a nuove rivelazioni pubblicate da Le Monde sono stati gli stessi servizi segreti di Francia, Italia, Svezia e Israele a fornire le informazioni agli americani sulla base di un patto segreto di amicizia con Washington. L’Onu invece ha ricevuto dal governo americano rassicurazioni sul fatto che le comunicazioni del Palazzo di vetro non sono attualmente e non saranno in futuro sottoposte a controllo. Alti gradi dei servizi segreti tedeschi si sono recati alla Casa Bianca per un confronto sulle attività di intercettazione del telefonino della cancelliera Angela Merkel.
M.Antonietta Calabrò


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