Parte il pressing sul Tesoro per 4 miliardi in più di bonus

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ROMA — Parte l’operazione-riscrittura per la legge di Stabilità 2014. Con più di un rischio. Nel giro di due settimane dal varo, avvenuto martedì 15 ottobre, violente picconate si sono abbattute alla base dei pilastri che sorreggono l’impianto del provvedimento. Il cuneo fiscale è stato accusato di elargire il costo di una pizza mensile, la nuova tassa sulla casa di costare più della vituperata Imu, la reindicizzazione delle pensioni di essere più penalizzante del sistema precedente, i tagli agli statali di risultare troppo pesanti. Si chiedono modifiche, ma il ministro dell’Economia Saccomanni, dopo caute aperture, ora si prepara ad affrontare un duro braccio di ferro.
Lo stesso Letta, pur disponibile a discutere in Parlamento, ieri ha ricordato che bisogna fare attenzione «a non sfasciare i conti». Nell’agenda del governo ci sono, a saldi praticamente invariati, le detrazioni-Tasi e cuneo. Ma la partita rischia di appesantirsi. Scontate le critiche e le richieste di sindacati e Confindustria che pretendono cifre più consistenti, il fatto nuovo è che anche le istituzioni come Istat, Bankitalia e Corte di Conti sembrano rilevare lo scarso respiro della manovra. Bankitalia invoca il ritorno delle detrazioni, la Corte dei Conti definisce «severo» l’intervento sugli statali, l’Istat certifica che il bonus del cuneo sarà di soli 10 euro al mese. E i partiti sono pronti all’assalto.
Così il ministro dell’Economia, che già qualche tempo fa era stato messo alle corde, si prepara a vivere i prossimi due mesi in un bunker. Ieri, dopo alcuni giorni all’insegna della distensione, parlando ai banchieri, ha ricordato che l’obiettivo del deficit nominale sotto il 3 per cento non basta, ha rilanciato l’esigenza di raggiungere il pareggio di bilancio, ha ricordato che si deve ridurre il debito, che non si deve ricadere negli «eccessi e errori» del passato e, tanto per non dimenticarlo, che quest’anno la legge di
Stabilità dovrà tenere conto dei «suggerimenti» di Bruxelles.
Si prepara dunque la battaglia: il primo test sarà il 7 novembre quando si presenteranno gli emendamenti. «Lavoriamo a modifiche su casa e cuneo fiscale », ha annunciato ieri il relatore della legge di Stabilità, Giorgio Santini (Pd). «Salario di produttività », ha aggiunto Antonio D’Alì, l’altro relatore del Pdl. I partiti sono pronti a cogliere l’occasione, in un clima che potrebbe da un momento all’altro diventare preelettorale, per intestarsi la titolarità della «riscrittura». Il conto, limitandosi alle istanze più forti, è già salato: dai 3,5 ai 4,5 miliardi. Per reintrodurre le detrazioni alla Tasi ci vogliono da 1 a 2 miliardi (a seconda che sia di 50 euro o del doppio). La partita del cuneo potrebbe chiudersi con una rimodulazione del miliardo e mezzo verso i redditi più bassi, ma se la tentazione fosse quella di dare 250-300 euro nell’aprile del prossimo anno ci vorrebbe 1 miliardo in più. C’è poi il capitolo pensioni: l’indicizzazione parziale è assai contestata dai sindacati e il ritorno di un meccanismo pieno costerebbe almeno 800
milioni. Infine gli statali: si chiedono criteri meno restrittivi per calcolare l’indennità di vacanza contrattuale e si parla dell’introduzione di una sorta di salario di produttività (circa 5-600 milioni).
Senza contare che la voce delle «sentinelle delle tasse» del Pdl, ieri riuniti in vertice con Letta e Alfano, potrebbe tornare a farsi sentire. Si argomenta che il 62,7 per cento di intervento lordo sulle entrate (tra cui bolli, visti di conformità, imposta registro) sia eccessivo. Inoltre due delle ipotesi di nuova copertura (di cui una «one off») sono già nel mirino: il recupero di 1 miliardo dall’aumento della tassazione delle rendite finanziarie e l’operazione- Bankitalia già oggetto di critiche di Brunetta (Pdl) perché ritiene troppo basso il valore (5-7 miliardi) stimato per Bankitalia.


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