«140 milioni per l’emergenza»

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ROMA.  L’elemosina del governo Governo Durante la manifestazione, il ministro Lupi incontra regioni e comuni. Tre le proposte sull’emergenza abitativa, ma le risorse stanziate sono esigue Mentre i movimenti per il diritto all’abitate erano protagonisti nelle strade di Roma, alla conferenza stato regioni il governo e il Ministro per le infrastrutture Maurizio Lupi hanno presentato tre proposte per rispondere all’emergenza abitativa. La prima è il rifinanziamento di due fondi a partire da gennaio 2014, cento milioni di euro per finanziare il «vaucher per l’affitto» e quaranta milioni di euro per le «morosità incolpevoli», ovvero per quella categorie di cittadini che, complice la crisi diventa sempre più ampia, non riesce a pagare l’affitto. Poi l’annuncio di un terzo fondo «a cui il governo sta lavorando» per «investire ulteriori 17,8 milioni, che saranno reperiti dalle risorse sequestrate alla criminalità organizzata». Come ammette lo stesso Lupi «questi provvedimenti sono tutti a breve respiro ma il governo opererà anche a lungo termine, naturalmente – ha sottolineato – tenendo conto delle leggi già in vigore, che non vanno dimenticate e anzi vanno applicate». Unico altro intervento annunciato per battere l’emergenza è l’ipotesi «di ridurre ulteriormente la cedolare secca sugli affitti, naturalmente per coloro che lo faranno a canone concordato, abbassando la quota ora al 15%», intervento a vantaggio anche dei proprietari di case in affitto che godranno di un fondo che coprirà «anche eventuali danni subiti dall’immobile affittato; questo poi al termine del contratto di affitto – ha sottolineato – tornerà automaticamente nell’uso dei proprietari». Interventi insufficienti, e ne è consapevole anche il governo, per far fronte all’emergenza di oltre 250 mila famiglie sotto sfratto, che continueranno a vivere una condizione di perenne precarietà, con l’incubo dell’ufficiale giudiziario e di rimanere letteralmente in mezzo alla strada, come raccontano quotidianamente le pagine di cronache.
Come già dichiarato ampiamente da Maurizio Lupi da settimane a questa parte è assolutamente escluso qualsiasi tipo d’intervento che punti a bloccare gli sfratti, ritenuto un provvedimento «vecchio» e da «anni settanta». Ma fuori dal tavolo di confronto istituzionale anche qualsiasi ipotesi d’intervento sul patrimonio pubblico in disuso e su un nuovo piano di alloggi popolari, magari recuperando l’invenduto, anche dei privati, garantendo così nuove case evitando di consumare suolo. Nessuna novità neanche riguardo le case degli enti previdenziali e pubblici, che da tempo hanno dismesso qualsiasi politica sulla casa, e che rischiano di finire sul mercato a prezzi concorrenziali, non garantendo così gli inquilini.
Sul fronte degli amministratori locali c’è cautela sulle proposte del governo. Piero Fassino, primo cittadino di Torino e presidente dell’Anci ha chiesto «un incontro urgente per poter affrontare le questioni ancora aperte riguardanti i Comuni in una lettera inviata a tutti i capigruppo del Senato in considerazione della rilevanza degli argomenti contenuti nel Disegno di Legge di stabilità 2014». Il primo cittadino della Capitale Ignazio Marino, che da quando è in Campidoglio è letteralmente assediato dall’emergenza casa, ha espresso soddisfazione. «Il nuovo fondo a garanzia di tutti i proprietari che metteranno a disposizione i loro immobili per superare l’emergenza, che coprirà anche eventuali danni agli appartamenti, è il modo migliore per far incontrare le tante case senza famiglie e le famiglie senza casa. Era un’ipotesi che personalmente avevo fatto in campagna elettorale», mettendo al contempo le mani avanti rispetto alle risorse, augurandosi che a Roma «arriverà il 10% dei fondi attualmente stanziati» e che avviata «una riflessione sull’utilizzo di una parte dei miliardi bloccati nella Cassa depositi e prestiti per l’emergenza abitativa». Soldi questi ultimi accumulatisi in quindici anni e nella disponibilità delle regioni che però non riescono a spenderli.
Dal fronte delle regioni si è espresso Luca Braia, assessore alle Infrastrutture della Basilicata e coordinatore della commissione Politiche abitative della Conferenza delle Regioni. «Nelle prossime settimane le Regioni sono disponibili a formare un tavolo di lavoro continuo – ha detto – i tre fondi messi in campo possono dare delle prime risposte ma siamo consapevoli che il percorso è lungo», al tavolo inter istituzionale dovrebbero sedere anche i comuni.


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