Amnistia e indulto, associazioni tiepide. “Istituzionalizzare le misure alternative”

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ROMA – Si sta inasprendo in queste ore il dibattito sulla situazione carceraria e sulle ipotesi di amnistia e indulto, così come sono state introdotte dal Capo dello stato e nelle varie interpretazioni che ne sono seguite. A fare da detonatore anche le affermazioni di Matteo Renzi, dichiaratosi contrario all’eventualità di ricorrere proprio a misure quali amnistia e indulto. Si tratta, comunque, di un dibattito che riguarda certo la politica, ma che coinvolge anche il mondo del volontariato e di chi opera quotidianamente con il mondo carcerario.

Edoardo Patriarca, parlamentare del Pd ed ex portavoce del Forum terzo settore e presidente dell’Istituto italiano della donazione, ha rivelato che Cnv, Seac e Conferenza nazionale volontariato e giustizia, insieme alle associazioni e alle organizzazioni non profit che operano nel settore carcere, hanno avviato un percorso comune per arrivare alla redazione di una proposta di legge “per istituzionalizzare le pene alternative e i percorsi di rieducazione del detenuto”. Anche perché, ricorda il parlamentare, “rafforzare la via delle pene alternative significa poter arrivare a un risparmio di oltre un miliardo di euro l’anno, cui si aggiunge l’abbattimento della recidiva di oltre sessanta punti”.

Seac: “Amnistia e indulto da sole non servono, potenziare pene alternative”. “Vorremmo che la giustizia facesse il suo normale corso senza provvedimenti eccezionali come l’amnistia e l’indulto. Ma vista la situazione insostenibile in cui versano i detenuti, siamo favorevoli obtorto collo a questa soluzione, anche se pensiamo che da sole le due misure non servano a molto”. Così Luisa Prodi, presidente del Seac, il coordinamento degli enti e delle associazioni di volontariato penitenziario, interviene nel dibattito sul carcere.
Secondo la presidente del Seac, “l’amnistia e l’indulto vanno anche bene però queste misure dovrebbero essere accompagnate da provvedimenti ben più ampi, a cominciare dalla revisione di alcune leggi come la Fini-Giovanardi, la Bossi Fini ma anche la ex Cirielli”.

Antigone: “Atto di emergenza umanitaria”. Per Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, “indulto e amnistia non sono l’unica strada possibile, sono quella più rapida”. Tuttavia ad oggi “non è realisticamente possibile” che entro la data fissata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per risolvere il problema del sovraffollamento si possa mettere mano alle leggi che, secondo Antigone, hanno un ruolo fondamentale in tema sovraffollamento. “Bisognerebbe abrogare la Fini Giovanardi, intervenire sul tema immigrazione. E poi c’è la riforma madre: cambiare il codice penale”.

Dap, corsa contro il tempo. Secondo Luigi Pagano, vicedirettore del Dap, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, i nuovi reparti e posti letto in arrivo negli istituti penitenziari italiani potrebbero non essere sufficienti per rispondere in tempo alla Corte europea dei diritti dell’uomo che chiede al governo italiano di intervenire contro il sovraffollamento delle carceri entro la metà del 2014. Secondo Pagano, infatti, tra padiglioni da aprire e da recuperare “non superiamo i 6-8 mila posti in più, ma il numero preciso può oscillare. Temo che, nonostante quanto sia stato fatto fino ad adesso e quello che faremo, non riusciremo a riassorbire completamente il sovraffollamento e a rientrare in determinati parametri”. (daiac)


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