Banche, un asse tra Bce e Ue “Fronte comune sul debito”

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BERLINO — Draghi ha scritto una lettera confidenziale alla Commissione europea, lanciando un allarme sui rischi per il sistema bancario della contemporanea entrata in vigore del sistema di salvataggio e dei nuovi requisiti di capitale in vista della vigilanza unica affidata alla Bce.
Il documento — anticipato da Repubblica ieri — è stato confermano da fonti della Banca centrale europea e della Commissione, mentre Bruxelles sottolinea la «stretta collaborazione» tra esecutivo dell’Unione e Bce. Lo scontro tra colombe e falchi, tra fautori di misure per la ripresa e seguaci ortodossi (tedeschi soprattutto) del rigore dunque si riaccende al calor bianco, in vista del Consiglio europeo di fine anno. E soprattutto la cancelliera Angela Merkel in persona interviene schierandosi con il partito dei duri. Chiede una modifica dei Trattati europei, per devolvere più parti di sovranità nazionale dei membri dell’eurozona
soprattutto (ma anche degli altri membri della Ue) alla Commissione europea, in modo da introdurre e rendere possibili sanzioni veloci e dure contro gli Stati che mancano il bersaglio del risanamento.
Pur rafforzata a casa e in tutta Europa dopo la vittoria alle elezioni politiche del 22 settembre scorso, “Angie” affronta di nuovo i falchi in patria. «Guai ad abbassare la guardia sulla spesa pubblica», ammonisce il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, in una lettera aperta alla cancelliera. Il falco Weidmann si riferisce esplicitamente ai negoziati per il nuovo governo a Berlino, ma chiaramente parla a nuora perché suocera intenda. Il monito è rivolto all’insieme dell’eurozona. «E’ importante configurare i bilanci pubblici in modo da mantenere distanze di sicurezza dal tetto sul deficit, per evitare brutte sorprese», egli scrive ancora.
La Ue si avvicina a fine anno a uno scontro per il potere, un conflitto tra due linee: una più ortodossa/rigorista, cioè quella tedesca, l’altra anche rigorista ma aperta a ipotesi d’interventi d’emergenza, come sembra pensare Draghi. «La Bce — scrive Draghi nella sua lettera ad Almunia datata 20 luglio 2013 — dovrà condurre una revisione rigorosa dei bilanci degli istituti di credito in modo da accrescere la propria credibilità di supervisore e migliorare la trasparenza e la fiducia nel sistema finanziario». A tale scopo «In alcune situazioni l’aiuto statale, pubblico dovrebbe essere considerato possibile
per casi speciali di ricapitalizzazioni », altrimenti a fronte del pericolo di una fuga degli investitori dall’Europa «un’interpretazione erroneamente severa del concetto di aiuti pubblici potrebbe distruggere la fiducia nelle banche dell’eurozona, quella fiducia che cerchiamo di restaurare». A preoccupare la Bce la regola secondo cui una banca in crisi deve convertire in azioni le proprie obbligazioni, costringendo così i creditori privati a contribuire al salvataggio «richiedere la conversione obbligatoria del debito subordinato per una ricapitalizzazione in via precauzionale, cosi come è prevista dalle nuove linee guida sugli aiuti di Stato, potrebbe avere un impatto negativo» spiega Draghi. Vietare i fondi pubblici «potrebbe portare ad un deleveraging disordinato» vale a dire una fuga degli investitori.
Una posizione ben diversa da quella che Der Spiegel attribuisce ad Angela Merkel. La quale sarebbe decisa a chiedere la modifica dei trattati ue, con significative cessioni di sovranità dagli Stati Nazionali all’esecutivo dell’Unione. In modo da dare a Bruxelles poteri per mettere in riga gli stati non virtuosi. Dovrebbero essere introdotte secondo Berlino nuove regole per dare alla Ue maggiori poteri di vigilanza e intervento dei bilanci e della politica economica nazionali. La cancelliera, sempre secondo Der Spiegel, propone anche la costituzione di un Ministero delle Finanze dell’Eurozona che accentri in sé i nuovi poteri ceduti a Bruxelles dagli Stati nazionali. Le proposte tedesche, già inviate a Barroso e ai partner dell’eurozona, hanno però incontrato forti resistenze.


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