“Basta con la differenziata” ecco la corsa a ostacoli dei dannati degli eco-rifiuti

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SI SENTONO i nuovi schiavi, i dannati dei rifiuti. Costretti ad organizzarsi la giornata e gli impegni in funzione della spazzatura. Obbligati a tornare prima a casa o ad uscire dopo per evitare di perdere il momento previsto per il ritiro, col rischio altrimenti «di ritrovarsi per giorni la casa invasa dai resti di cibo». Da Casalecchio a Mantova la rivolta dei rifiuti corre in rete.

E COSÌ da Tortona a Savona, passando per Terracina. La protesta passa veloce con un tam tam nei condomini, dai piccoli paesi alle città di provincia. È forte in molti dei 1300 comuni che hanno detto addio al vecchio cassonetto in strada, decidendo per la raccolta differenziata totale. Lamentele e contestazioni si moltiplicano da parte di chi, nonostante tutto, continua a raccogliere e separare la spazzatura faticosamente e con buoni risultati. E vorrebbe farlo ancora, ma con minor disagi. Sono infatti 1000 i paesi che riciclano il 65% dei loro rifiuti, e altri 300 sono «free garbage» perché ogni abitante invece dei 500 chili medi di rifiuto secco indifferenziato ne produce solo 75. A furia di scale con i bidoni da trasportare.
«Non è questione di cattiva volontà ma io con questo sistema senza cassonetti sono una forzata dei bidoni. Il lunedì scendo alle 20.30 con quello da 30 litri dell’indifferenziata, il martedì mi tocca per la carta, il mercoledì per l’organico altrimenti se ne riparla dopo 4 giorni e la casa diventa invivibile. Il giovedì sera altri quattro piani per consegnare la plastica e la domenica ci risiamo per l’organico. Il tutto da madre separata tra ufficio, spesa e figli». Alessia vive a Casalecchio, comune bolognese che ha dato il via alla protesta dei piccoli centri «virtuosi» creando un sito internet, rifiutarsibene.blog, dove raccoglie storie di quotidiana insoddisfazione a caccia di suggerimenti per far coincidere ecologia e tempi personali.
Un equilibrio difficile da raggiungere.
Tanto che a Mantova comitati di protesta hanno accusato il sindaco di violazione della privacy e di «limitare la libertà personale dovendo rispettare gli orari stabiliti», quando in estate ha abolito i cassonetti e dato il via alla raccolta porta a porta con i sacchetti in centro..
«La raccolta differenziata andrebbe organizzata come una camicia su misura. Metodo e orari del servizio vanno adattati alle diverse realtà, al tipo di nucleo abitativo, se è centro storico o periferia, viuzze o vialoni, se c’è un quartiere turistico o uno dormitorio». Questa la ricetta di Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente che ogni anno premia i comuni ricicloni. Quest’anno la palma è andata a Ponte nelle Alpi, in provincia di Belluno dove si ricicla l’87,6 dei rifiuti, mentre tra i capoluoghi i spiccano Belluno, Salerno, Novara, Pordenone e Oristano. Sicuramente non a Roma, dove si ricicla solo il 24% e in un municipio ci sono tre modi diversi di raccolta: a Trastevere si lasciano in strada, da Fontana di Trevi a piazza del Popolo i sacchi con la differenziata si portano in punti di raccolta dove ci sono i furgoncini dell’Ama, a Testaccio si raccolgono porta a porta.
La raccolta, dicono gli esperti, andrebbe fatta come un abito di sartoria, studiata nei dettagli. Forse per questo piccolo è bello: dei 1300 comuni premiati per la differenziata 1000 hanno meno di diecimila abitanti. Solo 200 sono più grandi e tra questi, Reggio Emilia, Qui, dove vivono 173mila persone, a seconda della situazione abitativa è stato applicato un sistema di raccolta diverso. Nelle case che hanno fino a 6 appartamenti kit con sacchetti e cestini per la suddivisione dei materiali e contenitori, nei grossi condomini niente bidoni ma isole ecologiche.
Ad ogni realtà la sua soluzione anche perché altrimenti, come testimoniano le cronache a Tortona o Mantova, arriva il turismo spazzatura: nel senso che se in centro fai la raccolta porta a porta ma poco più in là ci sono i vecchi cassonetti senza chiave, chi non ha voglia di far fatica separando i materiali, abbandona lì i suoi rifiuti indivisi.
Non solo fatica. A volte con la spazzatura arriva anche l’umiliazione. È il caso di Giuseppe e di altri suoi coetanei che abitano a Bazzano, in Emilia.
Lui e la moglie hanno superato gli ottanta e hanno bisogno dei pannoloni che in quel comune vanno gettati in appositi sacchi viola. Peccato però che per averli bisogna presentare richiesta in municipio, con tanto di «verifica dei requisiti ». Una burocrazia che «ci imbarazza e umilia». Perché Giuseppe e i suoi coetanei la differenziata la farebbero anche. Ma con un po’ di rispetto della privacy sugli acciacchi dell’età.


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