Esecutivo strattonato ma la decadenza appare inevitabile

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Dopo ore di tensione e di caos sotto gli occhi di Beppe Grillo che assisteva dalle tribune di Palazzo Madama, la giunta per le elezioni ha deciso di rinviare la decisione a oggi. Ma non è scontato ci si arrivi, per l’ostilità del centrodestra che ieri si è appigliato alle motivazioni della Corte d’appello di Milano sui due anni di interdizione del Cavaliere dai pubblici uffici.
Le previsioni sono comunque che entro metà novembre il Parlamento si pronuncerà. E probabilmente sarà quello il passaggio più delicato per la maggioranza delle larghe intese. Nel centrodestra, la lenta riconciliazione tra “governativi” e “lealisti” rimane esposta alle incursioni di quanti continuano a non escludere una scissione. Eppure, se si decidesse per il voto palese sulla decadenza, il ricompattamento del Pdl sarebbe cosa fatta: almeno in difesa della leadership berlusconiana non è immaginabile una spaccatura. Il paradosso è che non si sa ancora quale tesi prevarrà. Ma il vero spartiacque per i berlusconiani di ogni tendenza si presenterebbe successivamente.
È sempre lo stesso: come comportarsi col governo di Enrico Letta una volta che il Cavaliere sarà dichiarato decaduto. «Decideremo insieme», anticipa il capogruppo, Renato Schifani, che ieri è stato il più duro contro la piega che sta prendendo la vicenda. «A colpi di maggioranza, con l’avallo del presidente del Senato, si sta cambiando una norma sul voto segreto introducendo surrettiziamente un parere. Ma le norme si cambiano con le procedure. È una pagina buia della democrazia». Sui contraccolpi sul governo, tuttavia, ha usato parole più caute.
L’impressione è che la decisione del Pdl sarà presa all’unanimità solo se salverà il futuro della coalizione. Se invece dovesse prevalere la tentazione di far saltare il tavolo, come era accaduto il 2 ottobre e come farebbe pensare il ritorno a Forza Italia, difficilmente il Pdl reggerà. Rimane da capire se una spaccatura significherebbe crisi di governo. La pressione su Palazzo Chigi, affinché intervenga sulla legge che regola la decadenza, indica la volontà di scaricare sul premier l’eventuale responsabilità della rottura. Ma il presidente del Consiglio ieri ha risposto con una nota che ribadisce l’intenzione di tenere distinti destino del governo e sorte giudiziaria di Berlusconi; e dunque di non intervenire in questioni e «giochi interni al Pdl».
Anzi, Letta dice qualcosa di più. Ricorda al Cavaliere, ma anche ai ministri del centrodestra, che il 2 ottobre «è nata una nuova maggioranza politica» capace di piegare anche il capo del centrodestra; e che il governo andrà avanti lo stesso: anche nel caso in cui Berlusconi decidesse di rompere. È il gesto di chi ritiene di avere comunque i numeri in Parlamento; e un avvertimento al Pdl perché eviti un altro scontro che potrebbe risolversi in una sconfitta. Ma la situazione è troppo confusa per offrire certezze


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