I Fratelli musulmani rivogliono Tahrir

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E così la reazione degli islamisti non si è fatta attendere. Ieri almeno 9 tra soldati e ufficiali di polizia sono morti in vari scontri nel paese. 
Nella città di Ismaylia una macchina imbottita di esplosivo ha ucciso tre soldati, uno dei quali era un ufficiale. È salito invece a tre morti e 53 feriti il bilancio dell’autobomba esplosa nella sede della sicurezza centrale di al Tour nel Sinai del Sud, all’alba di ieri. Secondo fonti della sicurezza, l’auto è stata fatta saltare con un comando a distanza. Poche ore dopo, un attacco è stato sferrato anche contro una sede della compagnia telefonica pubblica nel quartiere di Maadi al Cairo. Gli assalitori hanno usato una granata, colpendo un impianto di ricezione satellitare. Sempre ieri, la polizia nella città di Qaliubiya, al nord del Cairo, ha arrestato 38 sostenitori dei Fratelli musulmani che, secondo quanto riportato dalla stampa locale, trasportavano bombe a mano e fuochi d’artificio. Ma la confraternita non molla e ha lanciato un appello a nuove manifestazioni in Egitto il prossimo venerdì. L’invito dell’Alleanza nazionale per il sostegno alla legittimità (che comprende i salafiti di al Watan e le gamaat al islamya) è a raggiungere piazza Tahrir, nel cuore del Cairo, per protestare contro «il massacro degli egiziani» del 6 ottobre, giorno che commemora la guerra del Yom Kippur. Non solo, gli islamisti hanno chiesto già domani ai giovani egiziani di protestare nelle scuole e nelle università. Piazza Tahrir, si legge in una nota dell’Alleanza, «appartiene a tutti gli egiziani e nessuno ci impedirà di manifestare lì, a costo di qualsiasi sacrificio». 
Gli scontri del 6 ottobre scorso sono avvenuti proprio mentre vari cortei di islamisti si dirigevano da piazza Ramsis verso piazza Tahrir. Le misure di sicurezza erano state rafforzate proprio mentre si teneva una manifestazione a favore dei militari e del loro impegno nel conflitto del 1973. Quando i gruppi di islamisti hanno tentato di raggiungere piazza Tahrir sono iniziati i primi sanguinosi scontri. Altre vittime si registrano a Beni Suif, Giza e Delga, a sud del Cairo. E mentre i giudici confermano l’intenzione di bandire il movimento dopo la sentenza di una corte che aveva anche disposto il congelamento dei beni dei leader dei Fratelli musulmani, lo scorso 23 settembre. Ieri sono stati rilasciati i due cittadini canadesi: il film-maker John Greyson e Tarek Loubani, arrestati mentre erano in procinto di attraversare la Striscia di Gaza lo scorso agosto. Ma i due non possono lasciare il paese e hanno immediatamente denunciato dure violenze subite in carcere. Dopo lo stato di emergenza, iniziato in seguito allo sgombero di Rabaa el-Adaweya, un cittadino francese è morto nelle carceri egiziane e molti stranieri sono nel mirino di piccoli criminali di strada. 
Infine, Mohammed Salmawi, portavoce della Commissione per le riforme costituzionali, formatasi lo scorso luglio, ha assicurato che prima delle festività dell’Aid, la prossima settimana, il testo finale sarà approvato e discusso prima di sottoporlo a referendum. Dal canto suo, il presidente ad interim Adly Mansour è volato in Arabia Saudita per la sua prima visita all’estero. Riyad ha assicurato al Cairo ingenti finanziamenti visto che gli Usa non hanno ancora deciso di confermare gli aiuti militari all’Egitto dopo il colpo di stato del 3 luglio scorso. 


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