I servizi segreti in campo Scattano le verifiche su possibili intrusioni

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ROMA — Si trova all’interno dell’ambasciata il centro di ascolto dei Servizi statunitensi. Una presenza ben nota ai nostri 007 che con i funzionari della Cia e dell’Nsa che agiscono a Roma collaborano e hanno rapporti costanti da anni.
Nei contatti di questi giorni tra strutture «collegate», intensificati dopo la nuova ondata di rivelazioni sul Datagate, è stato escluso che possa esserci stata attività spionistica nei confronti di personalità politiche o istituzionali italiane. Ma nonostante questo il governo italiano ha ritenuto, di fronte alla pubblicazione di nuovi documenti, di sollecitare ulteriori chiarimenti soprattutto per verificare se negli anni o nei mesi scorsi possano esserci state «intrusioni» nel sistema.
Nei report quotidiani consegnati dai vertici dell’intelligence a Palazzo Chigi, si ribadisce come «la collaborazione Italia-Usa è sempre stata costante», ma anche che «al momento non c’è alcuna evidenza che possano esserci state attività illegali». Questo non vuol dire che non sia accaduto, però la linea rimane la stessa: «Prima di prendere qualsiasi iniziativa di tipo diplomatico, per esempio la convocazione dell’ambasciatore, bisognerà avere prove concrete su eventuali azioni illegali».
La collaborazione di cui si parla riguarda soprattutto il «Sigint» che consente di far scattare l’ascolto delle telefonate di persone sospette nell’ambito dell’antiterrorismo. È utilizzato anche durante il sequestro di cittadini occidentali nelle zone di guerra o di crisi come l’Iraq, l’Afghanistan, la Siria, e tutti gli altri Stati dove è necessario avere un monitoraggio costante e talvolta autonomo rispetto agli 007 e alle forze di sicurezza locali. Ma è possibile che le centrali di ascolto di cui si parla nei documenti resi noti da Edward Snowden siano state «sfruttate» anche nelle operazioni congiunte effettuate negli ultimi anni. E anche su questo il governo ha chiesto adesso ulteriori spiegazioni attraverso il direttore del Dis Giampiero Massolo.
Nell’agosto scorso è stato proprio Massolo ad incontrare i capi delle agenzie americane per avere chiarimenti sull’attività di controllo sui cittadini italiani. E in quell’occasione ha avuto la conferma che l’Nsa acquisisce i «metadati» sulle comunicazioni da e per gli Stati Uniti. Vuol dire che vengono analizzate le notizie relative agli intestatari delle utenze, alla durata e al tipo di contatto. L’ascolto della conversazione — questa è la tesi sostenuta — soltanto se emergono circostanze che «rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale». Una tesi ribadita nei due incontri successivi, l’ultimo risalente a quindici giorni fa tra il sottosegretario alla Presidenza Marco Minniti e il direttore dell’Nsa Keith Alexander.
Nei prossimi giorni lo stesso responsabile dei Servizi italiani e i capi delle due Agenzie — l’Aise per l’estero e l’Aisi per l’interno — potrebbero essere convocati nuovamente dal Comitato di controllo parlamentare per un aggiornamento della situazione. E fornire in quella sede l’esito delle consultazioni di questi giorni, anche alla luce degli incontri tecnici e politici, che ci sono stati in questi giorni, primo fra tutti quello tra il presidente del Consiglio Enrico Letta e il segretario di Stato John Kerry. Entro la fine della settimana sarà invece depositata la relazione del Copasir proprio sul Datagate.
Fiorenza Sarzanini


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