Il Cavaliere chiede i servizi sociali Cancellieri: amnistia-indulto non per lui
ROMA — Per Silvio Berlusconi inizia l’ultimo giro del «gioco dell’oca» per limitare i danni subiti con la condanna per frode fiscale a 4 anni (3 dei quali già condonati, mentre l’interdizione dai pubblici uffici deve ancora essere calcolata). I tavoli sui cui si svolge la partita del Cavaliere sono almeno tre: 1) richiesta di essere ammesso ai «servizi sociali», formalizzata ieri alla procura di Milano, in modo da non scontare ai domiciliari la pena residua (un anno); 2) lavorare in Parlamento con i gruppi del Pdl per favorire il varo di un indulto i cui effetti si sommino a quelli del condono del 2006; 3) al Senato, tentare di spostare in avanti il voto dell’aula sulla decadenza (ipotizzabile per fine ottobre o metà novembre) in forza della legge Severino.
Ma sul provvedimento di clemenza è arrivata una frenata brusca del Guardasigilli Anna Maria Cancellieri che sta agitando le acque nel centrodestra: il ministro, infatti, esclude che un provvedimento di amnistia-indulto possa riguardare il reato commesso da Berlusconi. Inoltre, il suo portavoce precisa che «al ministero della Giustizia non è in preparazione alcun testo di legge» su questa materia.
Come annunciato dal professor Franco Coppi, l’ex presidente del Consiglio ha dunque fatto formalizzare a Palazzo di giustizia di Milano la richiesta per essere ammesso a svolgere un anno di servizi sociali, eleggendo come domicilio l’indirizzo di Villa San Martino ad Arcore. Il passo del Cavaliere era ritenuto obbligato (se non avesse scelto entro il 15 ottobre sarebbe scattata la detenzione domiciliare in via del Plebiscito, a Roma) anche perché, oltre a prendere tempo, la via della messa alla prova ai servizi sociali consente una più ampia libertà di movimento per il condannato. Molto dipende dal percorso che verrà proposto al Tribunale di Sorveglianza e così solo tra qualche mese si vedrà se la prova scelta dal Cavaliere si svolgerà a Milano o a Roma, se sarà una messa in prova in casa, in una Ong o in una istituzione. In ogni caso, peserà il fatto che Berlusconi è una personalità superprotetta, che si muove sempre con la scorta.
Lo slittamento alla primavera del 2014 per l’inizio della «prova» può generare un «corto circuito» con l’indulto messo in cantiere dal Parlamento. Se Epifani e Renzi escludono la possibilità di varare un’amnistia (il provvedimento che estingue il reato), non tutte le porte sono chiuse nel centrosinistra per l’indulto (che estingue solo la pena). E in effetti, nel suo messaggio alle Camere per affrontare il sovraffollamento nelle carceri, il capo dello Stato ha chiesto «innovazioni di carattere strutturale» (probation, depenalizzazione, riduzione della custodia cautelare, aumento della capienza complessiva, ecc.) e solo in coda alla sua lista ha citato i «rimedi straordinari». Specificando, poi, che «la prima misura» cui ha inteso richiamare l’attenzione del Parlamento «è l’indulto». Per questo il Guardasigilli Cancellieri giovedì sarà in commissione Giustizia della Camera, su invito del presidente Donatella Ferranti (Pd), per illustrare, con grafici e tabelle, la fotografia delle carceri e le ricadute previste dalla lista di interventi stilata dal capo dello Stato. Al Senato, invece, la commissione Giustizia presieduta da Nitto Francesco Palma (Pdl) già martedì inizierà ad esaminare i primi due ddl su amnistia e indulto — Manconi (Pd ) e Compagna (Gal-Pdl) e sono in arrivo i testi Barani (Gal-Pdl) e Buemi (Socialisti-Pd). In questo confronto, il Pdl non esclude un provvedimento di clemenza in cui rientri anche Berlusconi. Tanto che il ministro Gaetano Quagliariello dice: «Credo che il ministro Cancellieri si stata fraintesa. Non si può scrivere in una legge di amnistia e indulto che è applicabile a tutti tranne che al cittadino Berlusconi». Lunedì, infine, la giunta delle Elezioni del Senato voterà definitivamente la proposta di decadenza di Berlusconi. Poi spetterà al presidente Piero Grasso indicare alla capigruppo una data per il voto in aula. I precedenti dicono che di solito passano tre mesi. Ma stavolta, considerate le pressioni del M5S e del Pd, si userà la corsia preferenziale, con voto in aula stimato tra fine ottobre e metà novembre.
Dino Martirano
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