Il “no” della Cgil: referendum se scatta il presidenzialismo

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introducendo un procedimento speciale che ignora quanto disposto dalla stessa Carta per le modifiche costituzionali, derogando alla normale procedura prevista dall’articolo 138 della Costituzione”. Raggiunto dal Fatto, Barbi ribadisce le critiche: “La modifica del 138 è sbagliata soprattutto perché è una deroga e questo concettualmente è grave”. La critica non si spinge, come avevano fatto i promotori della manifestazione del 12 ottobre, fino a richiedere un referendum sulla legge approvata al Senato, cioè sul fatto stesso di modificare l’articolo 138. “Non pensiamo che sarebbe comprensibile una consultazione sul ‘come’ si decide”, precisa Barbi. Ma sul merito, la Cgil si dichiara fin d’ora contraria “senza se e senza ma” a qualsiasi introduzione del semipresidenzialismo nel nostro regime costituzionale. “Non vogliamo passare per conservatori” spiega ancora Barbi, “e quindi proponiamo anche noi riforme compatibili con il 138 come, ad esempio, il monocameralismo”. Ma i “valori fondamentali” della Carta saranno difesi “fino al referendum”. “Nel 2006 abbiamo dimostrato, tra le esitazioni della sinistra politica, che la Cgil è in grado di condurre a vittoria una consultazione referendaria. Siamo determinati a farlo di nuovo”.
L’atteggiamento rispetto al Pd appare più di pungolo e pressione che di contrapposizione senza attacchi diretti. Nonostante ribadisca la volontà di “allargare” un grande movimento di difesa della Costituzione, quindi, la Cgil sembra ancora distante dalle posizioni di chi ha promosso la manifestazione del 12 ottobre.
I CINQUE PROMOTORI di quella giornata, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Maurizio Landini, Lorenza Carlassare e don Luigi Ciotti, sono tornati a riunirsi ieri. Un incontro, il primo dopo la manifestazione di dieci giorni fa, per decidere come andare avanti ma anche per stigmatizzare la decisione del Senato. Sottolineando che la maggioranza dei due terzi, necessaria a evitare il referendum, è stata superata di “quattro soli voti”, i promotori de La via maestra sottolineano come “la forzatura costituzionale non raccoglie neppure il pieno consenso della maggioranza che vuole imporla”. Da qui, la richiesta di rispettare l’articolo 138 e l’indicazione delle “migliaia di persone che hanno partecipato alla manifestazione del 12 ottobre. Nei prossimi giorni verrà presentata anche una riforma organica della Costituzione, nel rispetto della stessa Carta, e si darà vita a quell’incontro con i presidenti di Camera e Senato funzionale alla consegna delle 446 mila firme (a ieri sera) in calce all’appello per la difesa della Costituzione pubblicato dal Fatto.
Se e come l’iniziativa dalla Cgil e quelle del Comitato “12 ottobre” possano o meno incontrarsi è difficile da dire. La differenza di fondo resta proprio l’utilizzo del referendum. Consultazione sul 138 per Rodotà e compagni, disponibilità al referendum ma solo sul contenuto definitivo della riforma per la Cgil che, infatti, annuncia che “vigilerà sui lavori della Commissione parlamentare che sarà istituita”. Una posizione in sintonia con l’Anpi che ieri ha organizzato un sit-in davanti a palazzo Madama e che nel Consiglio nazionale dello scorso fine settimana ha ribadito la giusta decisione di non partecipare al 12 ottobre. Anpi e Cgil puntano a rilanciare il comitato “Salviamo la Costituzione” che promosse il referendum del 2006. Solo che il presidente di quel comitato, Alessandro Pace, è lo stesso che ripete in continuazione quanto sia grave la modifica del 138, invitando a muoversi su questo punto al più presto.


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