Il vertice al Quirinale per abolire il Porcellum: schema proporzionale

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ROMA — Il presidente Napolitano convoca al Quirinale i ministri Franceschini e Quagliariello, i capigruppo della maggioranza delle larghe intese in Senato (Schifani, Zanda e Susta) e la presidente della commissione Affari costituzionali Finocchiaro. Un incontro di oltre un’ora per mettere a punto la riforma elettorale che è incardinata a Palazzo Madama. Un incontro che è la naturale conseguenza dell’incitamento rivolto dallo stesso capo dello Stato alle forze politiche affinché si muovano rapidamente sulla strada delle riforme. Un incontro, però, che provoca le vibrate proteste dei leghisti che per bocca di Roberto Calderoli chiedono a loro volta di essere ricevuti da Napolitano. «Il ruolo del presidente della Repubblica non può mai essere parziale ma deve essere rispettoso di tutte le forze politiche, che siano maggioranza o opposizione», sostiene l’ex ministro. Polemici anche i Fratelli d’Italia e Sel. Grillo arriva addirittura a «chiedere l’impeachment del presidente». Napolitano, in serata, fa sapere di essere pronto a ricevere anche i gruppi di opposizione.
Nella riunione il capo dello Stato ha invitato a «fare presto», sottolineando che ne va della dignità del Parlamento riuscire a produrre un testo prima che a farlo sia la Corte costituzionale, che comincerà il 3 dicembre l’esame del Porcellum. Napolitano, senza entrare nel merito del modello, ha però suggerito di «non cercare la perfezione», ma di predisporre un testo utilizzabile in caso di necessità, lasciando la definizione del sistema più idoneo a quando sarà concluso l’iter della riforma costituzionale. E ha chiesto di essere costantemente informato sullo stato di avanzamento dei lavori e se per caso si verificassero degli intoppi.
E così sull’onda della sollecitazione presidenziale, nel pomeriggio di ieri si è tenuta in Senato una riunione della commissione Affari costituzionali nel corso della quale è stata presentata un’ipotesi di lavoro redatta Doris Lo Moro (Pd) e da Donato Bruno (Pdl). «Mi pare che il lavoro sia instradato sul binario giusto e che nella commissione ci sia una volontà politica diffusa e condivisa per avere una legge elettorale che rimedi all’insopportabile permanenza del Porcellum», è stato il commento della Finocchiaro. Lo schema sul quale si sta ragionando prevede un meccanismo proporzionale — sistema che viene bocciato dai renziani che preferiscono il maggioritario a doppio turno — con premio di maggioranza, anche se esistono punti di frizione su come assegnare il bonus se nessuna lista o coalizione raggiunge la soglia minima: il Pd vuole il secondo turno tra chi ha preso più voti, il Pdl invece suggerisce un premio per chi ha avuto almeno il 35%. Anche sulle indicazioni dei cittadini non c’è intesa: il Pdl chiede che gli eletti escano secondo l’ordine di lista, il Pd in base alle preferenze.
Per quanto riguarda la Camera l’accordo tra i relatori ipotizza che il 20% dei seggi sia assegnato con metodo proporzionale senza voto di preferenza, ma con alternanza di genere, nelle 26 circoscrizioni attuali. Il restante 80% sempre con metodo proporzionale su liste di candidati (con quote di genere del 65% o dei 2/3), in collegi plurinominali , collegate con liste circoscrizionali. Vengono mantenute le soglie di sbarramento su base nazionale: 4 o 5% per le liste non coalizzate, 2 o 3% per quelle coalizzate; oppure si immagina uno sbarramento del 10% in almeno tre circoscrizioni o del 20% in quelle dove ci sono minoranze linguistiche. Il premio di maggioranza è di 340 seggi e si assegna alla lista o alla coalizione che prenda almeno il 40% a livello nazionale. Per il Senato si introduce (ed è una novità rispetto al Porcellum) il premio di maggioranza su base nazionale e non più regionale. Alle liste che conquistano almeno il 40% sono attribuiti 170 seggi. Tranne alcune Regioni(Valle d’Aosta, Molise e Trentino Alto Adige) tutte le altre sono divise in collegi plurinominali. Si accede al riparto dei seggi se si supera, su base nazionale, il 4 o il 5% (o il 2 o 3% se in coalizione). Oppure si deve raggiungere almeno l’8% in almeno cinque regioni o il 15% in una sola regione.
Lorenzo Fuccaro


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