In-Difesa, un modo per dire basta

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Con la Campagna «In-Difesa», la Ong internazionale Terre des Hommes dice basta alla violenza domestica e allo sfruttamento lavorativo delle bambine presentando, in occasione della Seconda Giornata Mondiale dell’Onu contro la violenza sulle bambine, oggi, 11 ottobre, il Dossier della Campagna, che illustra i dati raccolti a livello mondiale su questo fenomeno. Le testimonianze sul campo e l’Organizzazione Mondiale del Lavoro, ad esempio, lanciano l’allarme per le bambine schiave domestiche. Recluse nelle case dove lavorano, non hanno più rapporti con i genitori e con i coetanei, non vanno a scuola e non percepiscono compenso. Un’infanzia negata, privata dell’istruzione e del gioco dunque, un vuoto che segnerà la loro esistenza.
Ma la lista dei diritti negati alle bambine non si ferma qui: secondo i dati delle Nazioni Unite sono 16 milioni quelle costrette ad accettare matrimoni e gravidanze precoci mettendo a rischio la loro salute e quella del loro bambino, mentre 1,3 milioni sono costrette a prostituirsi. Ma la condizione di bambina nel mondo, impone ancora feroci costumi quali l’«ironing», cioè lo «stiramento» del seno che viene ad essere reso meno evidente con la pressione di pietre roventi o costrizioni, così da renderlo meno attraente sessualmente e scoraggiare in questo modo eventuali stupratori. Moltissime sono ancora oggi le bambine soldato, utilizzate oltre che come combattenti come baby prostitute della truppa. E ancora, ogni anno in India si «perdono» un milione di bambine: questa la fotografia scattata dallo studio della Central Statistical Organization indiana pubblicato a fine 2012, che analizzava le oscillazioni del sex ratio (ovvero la proporzione tra i due sessi) nelle varie fasce d’età della popolazione.
Anche se la mortalità infantile per malattie facilmente prevenibili continua a calare nel mondo, la denutrizione e le patologie ad essa correlata sono ancora responsabili del 45% delle morti di bambini al di sotto dei 5 anni, pari a 3 milioni di decessi ogni anno. Questo enorme numero di morti potrebbe essere fortemente ridotto se le loro madri, sin da bambine, potessero accedere a una adeguata nutrizione. Lo studio Female Genital Mutilation/Cutting: A statistical overview and exploration of the dynamics of change dell’Unicef, denuncia come ben 125 milioni di bambine e donne nel mondo abbiano subito una forma di mutilazione genitale, la maggioranza quando non aveva ancora compiuto 5 anni. Nei prossimi dieci anni – sostiene l’Unicef – 30 milioni di bambine rischiano di essere sottoposte a questa pratica, se non viene impresso un forte cambiamento sia nel sistema di protezione legale delle bambine, sia nella società dei paesi a più forte tradizione escissoria.
Drammatica, infine, la situazione nel nostro Paese. Nei primi sei mesi del 2013 sono state uccise in Italia 81 donne, di cui il 75% nel contesto familiare o affettivo. Il femminicidio non tocca solo le donne adulte, ma, come evidenzia il rapporto Eures sull’omicidio volontario in Italia, dal 2000 al 2012, 140 bambine e ragazze sono state vittime di questo tipo di violenza estrema. Nella maggioranza dei casi (94 tra il 2000 e il 2012) si tratta di figlie uccise da un genitore. Nella prevalenza dei casi (27, pari al 20,1%) si tratta di vittime con meno di un anno di età; consistente risulta anche la quota delle bambine uccise in età prescolare (25 bambine tra uno e 5 anni, pari al 18,7%) e di quelle nella fascia di età successiva (24 bambine tra 6-10 anni, pari al 17,9%), mentre un numero di vittime progressivamente più contenuto riguarda le fasce di età superiore. In due ospedali di Milano e nelle scuole del capoluogo lombardo, Terre des Hommes ha già avviato programmi di prevenzione e protezione sostenuti con i fondi raccolti dalla campagna «In-Difesa» in collaborazione con Soccorso Rosa dell’Ospedale San Carlo Borromeo e Soccorso Violenza Sessuale, della Clinica Mangiagalli.


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