Napolitano: subito leggi per l’asilo Scontro nel governo sulla Bossi-Fini

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ROMA — Il giorno dopo, il lutto infinito di Lampedusa scatena, inevitabili, altre polemiche. E sulla legge che regola l’immigrazione in Italia si divide il governo. Parliamo della cosiddetta legge Bossi-Fini che il ministro degli Esteri Emma Bonino vorrebbe cambiare e che il ministro dell’Interno (e vicepremier) Angelino Alfano non vorrebbe invece assolutamente toccare.
Sostiene la Bonino: «È un vero peccato che l’iniziativa radicale di raccolta firme sul referendum di abrogazione della Bossi-Fini non sia andato in porto perché avrebbe consentito un grande dibattito nel Paese. Resta il fatto che questo testo va superato».
Ha detto invece Alfano: «Se cancellando la Bossi-Fini risolvessimo un problema come la tragedia di Lampedusa mi precipiterai a Roma a presentare l’emendamento soppressivo. Purtroppo la questione è molto più complicata e mentre ancora raccogliamo i morti eviterei polemiche politiche».
Anche Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture, si schiera a fianco di Alfano ed è deciso nel dire che la tragedia di Lampedusa non c’entra nulla con la legge Bossi-Fini. Ma ieri ci ha pensato il presidente del Senato Pietro Grasso a sostenere che «alla luce di questi eventi la legge Bossi-Fini va rivisitata». E dietro il numero uno di Palazzo Madama segue il consenso di una larga fetta dell’opposizione, nonché quello del segretario del Pd Guglielmo Epifani. Dice Epifani: «La legge Bossi-Fini è stata pensata ed approvata sull’onda del sentimento e della paura. Adesso invece serve un clima di accoglienza». Anche per il presidente della Camera, Laura Boldrini, bisogna «superare» il reato di clandestinità «nell’ottica di una riconsiderazione di tutta la legislazione sull’immigrazione». Chiaramente contrario all’ipotesi di modifica uno dei padri della legge, Umberto Bossi: «Dicono di cambiare la mia legge? Speriamo di no, è l’unica barriera che c’è all’invasione dei clandestini».
Erano inevitabili le polemiche il giorno dopo una tragedia come non se ne ricordano di simili. Una tragedia che, secondo Alfano, «non vi è alcuna ragione per pensare sia l’ultima». Troppo il dolore che ci è capitato sotto gli occhi e anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano, pur esprimendo «apprezzamento ad Angelino Alfano per l’impegno che sta dispiegando a Lampedusa», non ha rinunciato a ricordare «l’esigenza di politiche specificatamente rivolte al fenomeno dei profughi e dei richiedenti asilo non regolate da alcuna legge italiana».
Il giorno dopo è anche il giorno delle responsabilità. Il presidente del Consiglio Enrico Letta non esita a puntare il dito contro l’Unione Europea: «L’Europa deve alzare il livello di intervento e di azione in modo da essere più efficace per evitare che simili tragedie si ripetano». Ma dal Consiglio d’Europa arriva un rimprovero del commissario dei diritti umani, Nils Muiznieks. Dice il commissario europeo: «Una tragedia come quella di Lampedusa poteva essere evitata. L’Italia dovrebbe fare di più per migliorare il suo sistema di gestione dell’immigrazione e anche le richieste di asilo dei profughi».
Non è entrata nel vortice delle polemiche la ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge, che ieri aveva fatto notare come avrebbe potuto essere lei stessa su uno di quelle barche naufragate miseramente. La ministra lancia piuttosto un appello che va oltre i nostri confini: «La sfida più grande che ci attende è che ogni Comune, ogni Paese che si affaccia sul Mediterraneo, è una porta dell’Europa, sono frontiere dell’Europa e quindi pertanto devono essere inclusi in una politica che non è soltanto nazionale ma internazionale, europea. Questa deve essere un’emergenza con una gestione comunitaria, anche perché spesso parliamo di persone che cercano una nuova vita fuggendo dai conflitti, dalle guerre». E il premier Letta sembra voler far eco alla ministra con un’affermazione, netta: «Oggi in Italia è un giorno di lutto che coinvolge tutta l’Europa» .
Alessandra Arachi


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