Nucleare, a Ginevra le prime aperture dell’Iran

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IL NEGOZIATO sul nucleare iraniano fra Teheran e il “5+1” è ripartito ieri a velocità sostenuta. Gli iraniani non sono arrivati a Ginevra a mani vuote: il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif si era portato dietro il medico personale (gli si è bloccata la schiena). Ma soprattutto è arrivato con un piano, in inglese, presentato in “power point” agli inviati di Usa, Russia, Germania, Gran Bretagna, Francia, Cina e Unione Europea. “Power point”, il sistema con cui si proiettano da un computer grafici e fotografie su un grande schermo, può essere un enorme specchietto per le allodole, un amplificatore di trucchi ed illusioni: oppure un sistema professionale per argomentare e presentare un piano d’azione. Le prime reazioni degli altri paesi sono state buone: «Sembra una buona partenza», ha detto il portavoce di Lady Catherine Ashton, ministro degli Esteri della Ue.
Alcune indiscrezioni parlano di un lavoro preparatorio svolto segretamente da Russia e Stati Uniti. Putin avrebbe presentato ad Obama il lavoro fatto con gli iraniani dal suo inviato Sergey Kiriyenko, il capo dell’agenzia nucleare russa. I russi hanno costruito e gestiscono una centrale nucleare in Iran, a Busher, e sono quindi a conoscenza di buona parte dei segreti del programma nucleare di Teheran.
Un altro elemento da valutare è che il nuovo presidente iraniano Rouhani oltre ad essere il candidato di una corrente politica che vuole il negoziato con l’Occidente, è perfettamente al corrente dei dettagli del negoziato. Rouhani è stato lui stesso caponegoziatore ai tempi della presidenza Khatami, conosce quindi tutti gli aspetti politici e anche tecnologici della trattativa con cui i 5+1 vogliono evitare che l’Iran usi un programma nucleare civile per costruirsi la bomba atomica.
Ieri il vice-ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi ha spiegato che per ora la proposta fatta ai 5+1 «è confidenziale, ma crediamo sia abbastanza completa e soprattutto entra nel merito delle questioni cruciali». A Ginevra si sono tenute due sessioni plenarie di un paio d’ore, lasciando tutto il tempo poi alla delegazione iraniana di avere dei bilaterali più o meno riservati, soprattutto con americani, russi e Unione europea. «Speriamo che ci sia una nuova tornata negoziale in un mese», dice Araqchi, «ma è presto per capire come reagiranno le controparti».
La delegazione americana è guidata dal segretario di Stato aggiunto per gli affari politici Wendy Sherman: tra i diplomatici ci sono i principali responsabili del dossier-sanzioni contro l’Iran. Da anni, per bloccare i piani nucleari, le Nazioni Unite hanno votato sanzioni economiche contro gli iraniani, sanzioni che gli Usa e la Ue hanno aggravato per loro scelta politica. Quelle sanzioni devono aver funzionato, se ormai apertamente i leader politici iraniani citano le difficoltà della situazione economica interna come vero motivo dell’apertura del negoziato.
Oggi a Ginevra ci sarà una seconda giornata di riunioni. La Casa Bianca dice che «il clima è buono ma non bisogna aspettarsi svolte improvvise»: anche Obama, come Rouhani a Teheran, ha dei nemici interni, i falchi che all’interno del Congresso hanno tutto da perdere da un riavvicinamento fra Washington e Teheran.


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