Osservatorio Brignoles, l’estrema destra avanza

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PARIGI. L’astensione ha vinto le elezioni nel cantone di Brignoles, nel Var (sud-est della Francia), e permesso al candidato del Fronte nazionale, l’ex pugile Laurent Lopez, di arrivare in testa al ballottaggio, con il 53,9% dei voti, cioè 5.031 preferenze contro 4.301 andate alla rappresentante dell’Ump. Al secondo turno la partecipazione è aumentata un po’, ma è rimasta al di sotto del 50%, mentre al primo turno era andato a votare poco più del 30% degli elettori (stanchi di una cantonale che si ripeteva per la terza volta dal 2011, due volte annullata perché la prima volta il Fronte nazionale aveva vinto per 5 voti e la seconda il Pcf, che a Brignoles ha il sindaco, era arrivato in testa per soli 13 voti).
Brignoles, malgrado la specificità locale che ne ridimensiona l’esemplarità, è pero considerata un «termometro» della Francia del 2013, un avvertimento premonitore in vista delle municipali, tra sei mesi, e delle europee del maggio prossimo. Un recente sondaggio pubblicato dal Nouvel Observateur, ha dato del resto il Fronte nazionale di Marine Le Pen come il primo partito di Francia alle prossime europee, scrutinio dove l’astensione è tradizionalmente forte e gli elettori si «sfogano» più che in altri appuntamenti elettorali.
Il voto di Brignoles arriva dopo una suppletiva a Villeneuve-sur-Lot nel giugno scorso, dove il Fronte nazionale è arrivato al ballottaggio (ma ha perso di fronte al candidato Ump). Nell’ultimo anno, ci sono state in Francia 38 elezioni parziali: la sinistra è stata esclusa dal ballottaggio in otto casi. Come afferma il politologo Denys Pouillard, più che focalizzarsi sul voto all’estrema destra «la questione è capire perché la sinistra si astiene».
Politica di rigore, continuità con la presidenza Sarkozy, impressione che manchi una direzione chiara nelle scelte, la disoccupazione che non cala e le tasse che aumentano, nessuna decisione «marcante» a sinistra da quando Hollande è stato eletto (nel passato, quando la sinistra era andata al potere, c’erano state la soppressione della pane di morte, la pensione a 60 anni, le 35 ore).
Tra gli elettori di sinistra si è diffusa l’idea «dell’inefficacia del voto», analizza François Miquet-Marty dell’istituto di sondaggi Viavoice. Il Front de gauche, in preda a divisioni interne, non capta gli scontenti della presidenza Hollande e i Verdi pagano l’essere al governo.
Per di più, gli argomenti dell’estrema destra hanno invaso il campo politico: la sicurezza, i rom, gli sbarchi. La cosiddetta «banalizzazione» del Fronte nazionale nella versione di Marine Le Pen va avanti a grandi passi, anche perché sia a destra che a sinistra i politici si focalizzano su questi temi. A destra, la battaglia per la candidatura alle prossime presidenziali del 2017 è già cominciata. Sarkozy resta in agguato e spera di tornare in piazza, l’ex primo ministro François Fillon si fa avanti usando argomenti ambigui per sedurre l’estrema destra. Fillon rifiuta ormai il «fronte repubblicano», cioè l’appello a votare per un socialista in caso di ballottaggio Ps-Fn. A Brignoles, il «fronte repubblicano» del resto non ha funzionato: il Ps aveva invitato a votare per la candidata dell’Ump, contro l’Fn, ma gli elettori sono rimasti a casa. A sinistra, anche qui con l’obiettivo 2017, il ministro degli interni Manuel Valls occupa il terreno di fronte a Hollande che perde consensi e lo fa proponendo legge e ordine. È di pochi giorni fa la polemica sulle affermazioni di Valls rispetto ai rom, popolazione che il ministro considera difficilmente integrabile perché «vive in modo diverso da noi».
La presidenza Hollande volta le spalle ai valori della sinistra. Per esempio, da ieri è in funzione un tribunale a due passi dall’aeroporto di Roissy, specialmente destinato a giudicare i sans papiers, una replica di quello che esiste dal 2005 a Coquelles, vicino al tunnel sotto la Manica, aperto in base a una legge che aveva fatto passare Sarkozy ministro degli interni. Una giustizia veloce, low cost, che non appare più imparziale ma volta solo a espellere i «clandestini» nel modo più veloce. Cedendo sui valori di fondo, la sinistra partecipa, assieme alla destra classica, alla banalizzazione delle tesi di Marine Le Pen, illudendosi di combatterle.


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