Peace Now: primi sei mesi del 2013, le colonie sono aumentate del 70%

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Papa Francesco regala ad Abu Mazen la penna dei Musei Vaticani riservata ai capi di Stato e il presidente palestinese ringrazia con un sorriso. Quindi aggiunge: «Spero di firmare con questa penna un accordo di pace con Israele». Pronto il commento del Pontefice. «Presto, presto… ». Questo siparietto, che si è svolto ieri in Vaticano, forse lo rivedremo la settimana prossima, quando è prevista l’udienza del papa al presidente israeliano Benjamin Netanyahu. Ma la realtà del Medio Oriente però è ben lontana dai toni distesi usati ieri nella Santa Sede e dalla, pur legittima, speranza «di una soluzione giusta e duratura ad un conflitto la cui fine si rivela sempre più necessaria e urgente», espressa da papa Francesco (nella foto reuters Hebron sotto occupazione).
Quale accordo firmerà il presidente palestinese Abu Mazen visto che la terra destinata allo staterello palestinese, che già si prevede senza sovranità reale, si riduce giorno dopo giorno e le colonie israeliane in Cisgiordania e Gerusalemme Est si espandono ormai senza più sosta? Un interrogativo d’obbligo alla luce del rapporto diffuso ieri da dell’organizzazione israeliana Peace Now che rivela che nei primi sei mesi del 2013 sono stati aperti quasi 2 mila nuovi cantieri con una conseguente crescita degli insediamenti colonici che sfiora il 70% rispetto al 2012 (da 995 a 1.708). Peace Now aggiunge che l’86% dei cantieri è stato apertonelle zone dei Territori palestinesi occupati da Israele, in cui non sono richiesti permessi.
In questo modo è stata aggirata persino la blanda moratoria sui nuovi appalti che il governo Netanyahu avrebbe osservato fino a tre mesi fa. Ancora più inquietante è il fatto che il 61% dei cantieri siano stati aperti in colonie a Est del confine proposto durante la conferenza di Ginevra (una proposta di soluzione extra-governativa e non ufficiale avanzata dieci anni fa), il 44 % è a Est del Muro costruito da Israele in Cisgiordania e intorno a Gerusalemme Est. Solo il 32% si trova sul versante occidentale della barriera. È una evidente indicazione dell’intenzione di Israele di mantenere il controllo di ampie porzioni della Cisgiordania oltre all’intera Gerusalemme. Nelle scorse settimane, secondo indiscrezioni di stampa, i negoziatori scelti da Netanyahu avrebbero detto alla controparte palestinese che Israele intende annettersi il 40% della Cisgiordania. «Dagli Accordi di Oslo a oggi», conclude il rapporto di Peace Now, «la popolazione israeliana (nelle colonie) si è triplicata».


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