Pronti 1.500 uomini e la San Marco per la missione contro gli scafisti

by Sergio Segio | 14 Ottobre 2013 7:54

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ROMA — I rinforzi sono già stati predisposti, ma il piano di pattugliamento del Mediterraneo sarà operativo soltanto tra qualche giorno. Sei mezzi navali, almeno quattro elicotteri e altrettanti aerei dovranno vigilare notte e giorno la «rotta» dei profughi per poter intervenire subito nel soccorso delle imbarcazioni in difficoltà e così cercare di evitare altre tragedie. E a questo dispositivo potrebbe aggiungersi entro qualche giorno anche la San Marco, pronta a partire da Ancona. Un intervento militare umanitario, che si affianca a quello più politico avviato con le missioni in Libia dei responsabili tecnici del Viminale. Un pool di esperti guidati dal direttore del Dipartimento immigrazione Giovanni Pinto che già la scorsa settimana sono volati a Tripoli per ottenere una collaborazione della polizia locale nei controlli sulla fascia nord del Paese in modo da fermare le partenze organizzante dagli scafisti. Un intervento su doppio binario che necessita comunque del sostegno dell’Unione Europea perché, come ripete il ministro della Difesa Mario Mauro «invocare l’aiuto non è uno scarico di responsabilità da parte dell’Italia, ma semplicemente la presa di coscienza che tutti insieme possiamo salvare la vita di centinaia di persone».
La cabina di regia
Già questo pomeriggio la missione affidata alla Marina militare potrà essere resa nota nei dettagli che si stavano mettendo a punto ancora ieri notte. Certamente la sala operativa che dovrà coordinare gli interventi sarà nel centro di Santa Rosa, alle porte di Roma, specializzato nella «sorveglianza integrata degli spazi marittimi d’interesse». Alle navi Libra e Cassiopea, tuttora impiegate per i servizi pianificati dopo i due naufragi dell’ultima settimana, si aggiungerà la fregata Espero e sarà utilizzata proprio per compiti di pattugliamento in acque internazionali. Il Tremiti dovrebbe invece proseguire l’attività di supporto logistico a Lampedusa e la pianificazione di queste ore prevede anche l’impiego delle corvette Triade e Chimera. Mezzi che si aggiungono a quelli della Guardia costiera e della Guardia di finanza costantemente a disposizione. Ogni nave ha lance e gommoni, ma l’idea dei vertici della Marina è quella di potenziare il numero delle imbarcazioni veloci. Con la possibilità di far partire da Ancona anche la San Marco.
Agli elicotteri in dotazione delle navi e a quelli della Guardia di finanza, potrebbero aggiungersi l’Eh 101 di stanza a Catania, ma anche i velivoli Atlantic schierati presso lo scalo militare di Sigonella. E poi ci sono i due aerei P180 con i visori notturni, indispensabili per il sorvolo in quelle ore in cui — lo dicono le statistiche — gli scafisti abbandono i migranti al loro destino, spesso dopo averli trasferiti dalla nave madre alle imbarcazioni più piccole che fanno rotta verso la Sicilia. Le «regole di ingaggio» prevedono che siano sempre operativi proprio per avere un monitoraggio 24 ore su 24.
Tempi e costi
L’attuale impiego di oltre 500 uomini al giorno potrebbe essere addirittura «triplicato», come anticipa il ministro Mauro mentre sulla durata della missione spiega che «molto dipenderà anche dai tempi di stabilizzazione della situazione libica e soprattutto dal supporto che ci arriverà dall’Unione Europea». Certamente se ne discuterà durante la riunione del Consiglio Ue fissato per il 24 e 25 ottobre che all’ordine del giorno ha inserito proprio l’emergenza legata ai migranti.
In quella sede si dovrà fare il punto anche sui finanziamenti. Non a caso, intervistato da Maria Latella su Sky, il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha evidenziato la necessità che «i costi sostenuti dall’Italia vanno contabilizzati fuori dal patto di Stabilità europea perché, se è vero che Lampedusa è la porta dell’Europa, è vero che la questione deve riguardare tutti». Mauro conferma la linea del governo: «Metteremo a disposizione tutte le risorse necessarie visto che si tratta di una missione umanitaria. È chiaro che uno sforzo comune ci consentirebbe di poter garantire anche lo smistamento dei profughi nei vari Stati e dunque la massima efficienza per l’accoglienza e l’assistenza di queste persone».
Fiorenza Sarzanini

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