Verso la fine della doppia moneta

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L’AVANA. Il presidente Raúl Castro, sabato scorso durante della riunione del Consiglio dei ministri, ha ufficialmente dato il via al processo di eliminazione della doppia moneta circolante a Cuba come misura essenziale per la reforma socialista dell’economia. L’annuncio è stato dato ieri dal quotidiano del pc, Granma.
Dal 1994, nell’isola circolano sia il peso cubano (Cup), moneta con la quale vengono pagati gli stipendi nel settore statale (controlla più dell’80% dell’economia del paese) sia il peso convertibile (Cuc). Quest’ultimo è equiparato al dollaro statunitense e viene cambiato nelle cadecas (case di cambio del governo) a 24 Cup (25 per la vendita), ma serve a comprare praticamente tutto quello di cui cubani necessitano: cibo, vestiario, elettrodomestici.
La doppia moneta fu una scelta dettata dalla necessità del governo di «recuperare» valuta pregiata, ma come è evidente, crea enormi difficoltà sia per la vita dei cittadini, sia per la contabilità del settore statale ed è un forte ostacolo per gli investimenti esteri.
La necessità di eliminare la doppia moneta fu espressa dal presidente Raúl già nel luglio del 2007, in seguito è diventato uno dei punti essenziali dei «Lineamenti della politica economica e sociale del partito comunista», la piattaforma per l’«attualizzazione» del socialismo cubano.
Sia nei discorsi di Raúl, sia nel lineamento n. 55 (citato dal Granma) viene messo in rilievo come l’eliminazione della doppia moneta sarà un processo lungo e che dipenderà dalla efficienza dell’economia cubana. Ovvero dalla capacità di dare un «vero» valore al peso cubano, la moneta che diventerà unica e convertibile.
La questione è assai complicata come afferma l’economista Pavel Vidal. Molte aziende di stato nei loro scambi contabilizzano il Cup al valore di un peso convertibile, altre invece usano un cambio intermedio 1Cuc pari a 14 pesos cubani. Inoltre, come incentivo alla formazione di nuove cooperative, come a quelle dei tassisti privati, che ormai monopolizzano il trasporto all’Avana e in altre città, lo stato di fatto cambia il Cuc a 14 Cup. Roba da far venire il mal di testa. Ed è la ragione per cui tutte le cifre fornite dallo stato cubano (Pil compreso) sono prese con le pinze a livello internazionale. Questo stato di cose, secondo Vidal, complica la contabilità e la politica economica dello Stato, rende complicatissimi i rapporti tra le imprese statali, debilita il mercato interno e rappresenta un serio ostacolo per gli investimenti esteri.
Per queste ragioni l’eliminazione della doppia moneta è una misura fortemente richiesta dalla popolazione, oltre che necessaria per poter veramente riformare e rilanciare l’economia.
Essa entrerà in vigore prima nel settore statale, dove sarà necessario stabilire il «vero» valore del peso cubano (Cup), ovvero il tasso di cambio e di scambio. In pratica, secondo alcuni economisti, si tratterà di svalutare il Cup nelle aziende (che oggi lo sopravvalutano) e stabilire progressivamente un tasso di cambio nelle cadecas fino a incontrare il rapporto più «realistico», ovvero sostenibile, delle due monete che, sempre secondo alcune stime, dovrebbe essere 14 pesos per un Cuc.
Il quotidiano Granma ha messo in chiaro che «come tutte le misure adottate dalla Rivoluzione» nessuna misura monetaria procurerà danno «alle persone che lecitamente ottengono i loro guadagni in Cup o in Cuc». Vidal però avverte che le speranze della gente di avere miglioramenti nei loro salari reali «saranno condizionate al miglioramento della produzione dell’economia cubana».


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