Accuse di «parentopoli», 5 Stelle in assemblea

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MILANO — C’è chi parla di «parentopoli», chi invece liquida il caso come una questione di mancata trasparenza condita con un pizzico di «inopportunità politica». Sta di fatto che una nuova faglia, un nuovo tormentone si sta aprendo all’interno dei parlamentari Cinque Stelle. Un problema che sarà già affrontato in assemblea lunedì, all’ordine del giorno alla voce «trasparenza dei rapporti tra collaboratori e senatori». Nell’occhio del ciclone partner, figli di compagni e amici di amici assunti da alcuni esponenti — con regolare contratto — come collaboratori. Casi balzati in primo piano dopo le accuse — velate, ma non troppo — sollevate durante l’incontro tra i parlamentari e Beppe Grillo. Sarebbe stata Laura Bignami a mettere in discussione con il leader le assunzioni «sospette». Non una novità (si tratta di una battaglia che la senatrice da qualche mese porta avanti, ndr), ma stavolta voci e malumori si sono ingigantiti al punto da far esplodere la discussione. E a calendarizzarla in tempi rapidissimi. Lei, Bignami, non commenta e si limita a controbattere: «Non ho detto tutto quello che è stato riportato dai media».
Intanto, però, è partita la conta dei casi. Si parla della figlia del compagno di una senatrice pugliese o del convivente di un’altra esponente campana. «Parliamo di tre casi a Palazzo Madama e di qualche caso analogo alla Camera», ribadisce un parlamentare del Movimento. «Numeri da verificare», sottolinea un altro. «Ne parleremo presto: ma a questo punto bisogna chiedersi cosa è legittimo e opportuno». E, infatti, tra i collaboratori del Movimento spuntano sorprese di tutt’altra risma. In questi mesi, a Roma, a fianco di deputati e senatori si sono alternati anche ex candidati (non ammessi) alle Parlamentarie, ex collaboratori di personalità espulse dal Movimento (come Giovanni Favia) e anche attivisti diffidati via blog dallo stesso Grillo. «Le regole del Senato impediscono che si possano assumere parenti o affini», puntualizza Vito Crimi. Secondo l’ex capogruppo a Palazzo Madama, «i parlamentari hanno assunto del personale seguendo le loro necessità: profili diversi secondo esigenze diverse».
Intanto, la vicenda degli assistenti parlamentari travalica i confini del Parlamento e diventa oggetto di discussione tra i meet-up. In quello romano addirittura se ne discute online: «Info ed elenco collaboratori dei nostri portavoce», è il titolo di uno dei temi del forum. Molte le voci critiche. «Dopo più di 4 settimane di discussioni e varie aperture e chiusure del thread (del processo di comunicazione, ndr ) ancora non riusciamo ad avere una lista completa di collaboratori dei gruppi e dei singoli parlamentari — accusa tribvno —. Mi sembra davvero che si voglia coprire qualcosa di molto torvo». «Qui si torna al vizio che ha accompagnato la fase pre-elettorale: un numero definito di persone buono per tutte le stagioni e tutti compiti (portavoce, amministratore, organizer, moderatore, collaboratore parlamentare), per giunta contestualmente per più di uno di tali ruoli», afferma Bruno Bellocchio. C’è chi esprime disagio per la scelta della deputata Federica Daga di scegliere come collaboratrice Veronica Mammì, consigliera al VI Municipio capitolino. E c’è anche chi si difende come Massimo Lazzari, attivista alle dipendenze della deputata Carla Ruocco. Molti i nomi nel mirino per una battaglia (interna) che si preannuncia infuocata.
Emanuele Buzzi


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