“Datagate, Cameron uccide la libertà”

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LONDRA — Diventa globale la protesta contro il Datagate. Settanta tra i più autorevoli gruppi per la difesa dei diritti umani in tutto il mondo accusano il primo ministro britannico David Cameron di «mettere in pericolo la libertà » con le sue denunce contro i giornali che hanno pubblicato le rivelazioni di Edward Snowden, la “talpa” della National Security Agency (Nsa) americana. Eric Schmidt, presidente di Google, il motore di ricerca più potente del pianeta, definisce «scandaloso» il programma di intercettazioni di massa condotto congiuntamente dai servizi segreti di Stati Uniti e Regno Unito. Perfino un ex direttore della Cia, James Woolsey, a lungo a capo dell’agenzia di spionaggio americana, afferma che «Angela Merkel dovrebbe poter usare il telefono senza timore che gli Usa stiano ascoltandola». E un giornale pro-establishment come il Financial Times scrive in un editoriale che Snowden «ha fatto un favore a tutti noi, anche a Obama», spingendo il presidente a vigilare sugli eccessi della lotta al terrorismo. Probabilmente l’exagente della Nsa non riceverà asilo politico in Germania (il governo è contrario per paura di irritare troppo Washington), come chiedono il settimanale Der Spiegel e importanti intellettuali tedeschi, ma l’opinione dominante sembra pendere sempre di più a favore della sua decisione di vuotare il sacco e contro il Grande Fratello angloamericano.
La settimana scorsa Cameron aveva minacciato «dure misure» contro il Guardian, il quotidiano londinese su cui sono uscite la maggior parte delle rivelazioni di Snowden. Ieri proprio il Guardian ha messo in prima pagina una “lettera aperta” di 70 organizzazioni per i diritti civili di oltre quaranta paesi, tra cui Reporters Without Borders, Liberty e Privacy International, che criticano la sua reazione al Datagate. «Crediamo che la risposta della Gran Bretagna alle rivelazioni sulla sorveglianza digitale di massa sia un’erosione dei diritti fondamentali », afferma la lettera. «L’atteggiamento del governo è stato di condannare, anziché celebrare come avrebbe dovuto, il giornalismo investigativo, che svolge un ruolo cruciale in una sana società democratica».
Non è da meno il boss di Google. Eric Schmidt ha reso noto in un’intervista al Wall Street Journal che la sua azienda «ha presentato un reclamo ufficiale contro questi metodi» al presidente degli Stati Uniti e al Congresso. «È veramente scandaloso che un’agenzia di sicurezza nazionale sia andata a ricercare nei nostri centri dati», osserva il presidente di uno dei giganti del web. «Le azioni che la Nsa è stata pronta a compiere, a dispetto del buon senso e violando potenzialmente la privacy degli utenti, sono poco trasparenti. Avrebbe raccolto i dati telefonici di 320 milioni di utenti con lo scopo di identificare 300 persone che rappresentavano un rischio per la sicurezza nazionale: questa non è una buona politica pubblica». E l’ex-direttore della Cia Woolsey consiglia a Obama di rimediare allo sdegno della Merkel e di altri alleati che si sentono spiati accogliendo le recenti richieste di Germania e Francia di entrare a far parte dei “Five Eyes” (Cinque Occhi), il patto di condivisione dello spionaggio esistente da tempo fra i paesi anglosassoni (Usa, Canada, Gb, Australia e Nuova Zelanda). Conclude il Financial Times: «Mettere i microfoni a leader come la Merkel è stato chiaramente un boomerang. Snowden ha fatto un favore a tutti, anche a Obama, aiutandoci a capirlo».


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