Crescita, il governo promette 3 miliardi Alfano: non si pagherà la seconda rata Imu

by Sergio Segio | 7 Novembre 2013 7:50

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ROMA — Travolta dalla tradizionale valanga di emendamenti (oltre tremila facendo slittare a sabato il termine di presentazione) la legge di Stabilità procede nel suo iter parlamentare mentre si rovista il fondo del barile per cercare di rimediare un miliardo di euro in più. Con il faro sempre puntato sulla seconda rata dell’Imu, che scade il 16 dicembre, e sulla quale il ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni ha ammesso di avere problemi di risorse. Il vicepremier Angelino Alfano ieri ne ha comunque riconfermato la cancellazione. Per le coperture (2,4 miliardi) perde consistenza la rivalutazione delle quote di Bankitalia mentre riprende quota l’ipotesi di aumentare gli acconti Ires e Irap, limitandoli alle banche e alle assicurazioni.
Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ieri sera ha incontrato i gruppi parlamentari del Pd, davanti ai quali ha difeso la manovra: «Sono stati 6 mesi di corsa a ostacoli, si sono caricate molte aspettative, voglio riportare con i piedi per terra questa discussione». La legge di Stabilità «è migliorabile», ha aggiunto, ma senza toccare i saldi, anche perché ci sono «troppe variabili di rischio da non trascurare». «Io il coraggio ce l’ho e ce lo metto tutto, ma chi governa oggi deve dimostrare serietà e responsabilità», ha sostenuto, aggiungendo che si dovrà lavorare sulla service tax e che «il cuneo fiscale si può ridurre di più, ma dobbiamo decidere come: si può restringere la platea per dare più respiro a chi ne usufruisce. O si può dire che una riduzione forte la faremo quando ritornano risorse, per esempio dalla Svizzera, e in quel caso potremmo utilizzare i 5 miliardi per spese sociali».
Il premier ha poi ricordato che nel 2014 ci sarà «un bonus di 3 miliardi per la crescita» dovuto al fatto di aver tenuto il deficit entro il 3% del Pil, e che «ci sarà un capitolo, a latere, di cessione di quote di minoranza di società pubbliche per ridurre il debito». Letta ha quindi chiesto ai «suoi» parlamentari la sintesi delle proposte maturate. Tra le altre, per il renziano Edoardo Fanucci si dovrebbe alzare dal 12% al 20% l’aliquota dell’imposta sui Bot posseduti dalle società, visto che solo l’8% è dei risparmiatori.
Il metodo di confronto scelto da Letta ha suscitato la stizzita reazione del capogruppo pdl a Montecitorio, Renato Brunetta, che ha suggerito al premier di «fare come la Merkel, cioè trattare con la coalizione anziché con il suo partito». L’economista-parlamentare, ai microfoni di SkyTg24 , ha sostenuto che il «voto sulla decadenza di Berlusconi arriverà quando il Senato avrà maturato le proprie decisioni anche sulla legge di Stabilità: sono due facce della stessa medaglia».
In attesa di un probabile incontro di Letta anche con Pdl e Scelta Civica, i relatori alla manovra Giorgio Santini (Pd) e Antonio D’Alì (Pdl) hanno continuato la loro maratona per far quadrare il cerchio delle richieste. Il mantra di Palazzo Madama è che i «margini sono stretti». Questo significa per esempio, secondo il relatore pd, che la promessa fatta dal viceministro all’Economia, Stefano Fassina, di bloccare l’aumento dei contributi per gli autonomi delle partite Iva, non si potrà mantenere.
Roberto Bagnoli

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