«Come uno tsunami». Morte nelle Filippine

by Sergio Segio | 10 Novembre 2013 7:45

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PECHINO — «Un’ondata ha spazzato via la mia casa e anche io sono stato trascinato via. Intorno a me ho visto tanti che alzavano le mani in quel mare di acqua e fango e urlavano per chiedere aiuto. Ma che potevamo fare? Anche noi avevamo bisogno di aiuto… Non li ho visti più», racconta all’Associated Press un sopravvissuto di Tacloban. Il disastro causato nelle Filippine dal tifone Haiyan, uno dei più violenti ad aver mai toccato terra secondo gli annali della meteorologia mondiale, ha ucciso migliaia di persone, travolte da venti a 320 chilometri l’ora che hanno sollevato onde di 15 metri e scaricato una pioggia di 400 millimetri in pochi minuti. Si stimano in mezzo milione gli sfollati.
La zona più colpita delle Filippine è quella dell’isola orientale di Leyte e la città di Tacloban, sulla costa, dove molti palazzi sono stati spianati. Ci sono almeno 350 mila persone restate senza casa.
Le prime ricognizioni dopo il passaggio del tifone, venerdì, avevano segnalato più di cento morti. Ma molte località erano rimaste mute, con le comunicazioni interrotte. E quando ieri i soccorritori sono arrivati, la scena ha sconvolto anche gente della Croce rossa abituata a interventi in situazioni estreme. «Ci sono più di mille corpi che galleggiano a Tacloban in quelle che prima di venerdì erano strade», ha detto Gwendolyn Pang, della Croce rossa filippina. Altri 20 cadaveri sono stati contati nella zona di Samar.
Il capo della squadra disastri dell’Onu ha riferito di aver visto solo un’altra volta una catastrofe di questa forza: «Solo lo tsunami del 2004 nell’Oceano Indiano è paragonabile». Il ministro dell’Interno di Manila, atterrato a Tacloban, è rimasto sconvolto: «La devastazione è tale, è tale… Non ho le parole per descriverla. È orrendo, una tragedia umana».
L’immagine dello tsunami è venuta in mente a molti testimoni: racconta Efren Nagrama, direttore dell’aeroporto di Tacloban: «Sì, era come lo tsunami che avevo visto in televisione. Siamo scappati attraverso le finestre e mi sono dovuto aggrappare a un palo per un’ora almeno mentre la pioggia, le ondate che arrivavano dal mare e il vento spazzavano via le strutture dell’aeroporto. Alcuni dei miei colleghi si sono salvati arrampicandosi sugli alberi». Lo scalo aereo è inutilizzabile, solo gli apparecchi militari riescono ad atterrare e i piloti degli elicotteri hanno individuato un centinaio di corpi nella zona.
Il comando dell’esercito filippino ha inviato 15 mila soldati. Ma neanche i militari sono riusciti a raggiungere diverse località sommerse. Per questo c’è il timore che le vittime siano molte più delle 1.200 contate fino a ieri notte.
Manila è stata sfiorata dal tifone. Sul suo percorso c’erano zone delle Filippine che il mese scorso erano state colpite da un terremoto di 7.3 gradi Richter, dove oltre 5 mila persone erano ancora sotto le tende di fortuna.
Haiyan adesso sta correndo verso Nord-Ovest, nel Mar della Cina, in direzione del Vietnam e poi delle coste meridionali cinesi. Il servizio meteo prevede che i venti siano in diminuzione, sui 120-130 km orari, con punte locali fino a 150. Ma potrebbero rafforzarsi di nuovo, dipende dalla rotazione della mostruosa massa perturbata, temono gli esperti. L’ora in cui il tifone più forte a memoria d’uomo spazzerà le coste vietnamite è tra le 3 e le 9 di questa mattina.
In Vietnam oltre 300 mila persone ieri notte stavano fuggendo dalle loro case nelle province di Da Nang e Quang Nam. E 170 mila soldati sono stati mobilitati.
Ma la corsa del tifone killer Haiyan non è ancora finita: risalirà ancora a Nord, lungo il Vietnam, lambendo il Laos, e secondo le mappe dovrebbe colpire il Sud della Cina verso mezzogiorno di martedì.
Guido Santevecchi

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