by Sergio Segio | 21 Novembre 2013 8:59
ROMA — Letta lo paragona «ad un Consiglio dei ministri congiunto», del resto 22 ministri non sono pochi e il clima è quello di una grande sintonia fra i due Paesi. Escludono la parola «asse» sia l’inquilino dell’Eliseo che il presidente del Consiglio. Per motivi diplomatici, ma forse anche di sostanza: troppe volte negli ultimi anni Parigi e Roma si sono avvicinate fra loro e allontanate da Berlino, senza poi concludere nulla. Eppure, in fondo, è quello che sembrano perseguire, un rapporto privilegiato.
Nelle strade della Capitale le proteste dei No Tav in qualche modo sopravvalutano la portata del vertice: il capitolo trasporti occupa solo una piccola parte degli incontri fra i due governi, sia Letta che Hollande confermano la tempistica, primi lavori alla fine dell’anno prossimo. E poi ci sarà da portare avanti anche il progetto della Torino-Nizza, «un’altra importante infrastruttura», rimarca il nostro premier, «progetto in grado di rendere più osmotici i nostri Paesi».
Ma il cuore dell’intesa è negli obiettivi di medio e lungo periodo, economici e di governance europea: due economie simili, che soffrono di austerity, che arrancano dietro i parametri di Maastricht, hanno voglia di riscrivere il modo in cui funziona la Ue. «Si possono avere buoni rapporti con l’Italia e mantenere buone relazioni con la Germania», precisa Hollande, assicurando che qualsiasi progetto sarà «per unire, non per dividere».
Eppure, con altra enfasi, lo stesso Hollande dice che Francia e Italia, due Paesi fondatori, hanno deciso di «fare l’Europa e di farla avanzare. Se l’Europa si ferma allora cade e questa è la responsabilità di due dei Paesi fondatori, l’Italia e la Francia». Anche Letta sceglie parole altisonanti, mentre commenta il «rafforzamento straordinario dell’intesa» fra i due Stati.
Decisioni, atti concreti, in qualche modo, scarseggiano. «La crescita, l’occupazione e la stabilità dell’eurozona devono essere il cuore delle nostre decisioni per il summit di dicembre e per il lavoro del futuro Parlamento europeo», dicono i due. Per il semestre europeo dell’Italia sarà un’occasione e una sfida, Parigi darà un mano, un gruppo di lavoro congiunto fra i rispettivi ministri dell’Economia e del Lavoro avrà il compito di rendere l’intesa produttiva, a Bruxelles e in seno al Consiglio europeo.
Al momento affiora un gruppo di proposte: un reale bilancio della Ue, unico, in grado di fare politiche sociali che attutiscano le differenze fra i diversi Paesi; un presidente dell’Eurogruppo a tempo pieno, da nominare dopo l’elezione del nuovo Parlamento europeo; decisioni definitive sull’unione bancaria già al prossimo Consiglio di dicembre.
Strumenti possibili di un’ambizione in qualche modo doverosa: «Lavorare insieme perché la prossima legislatura sia quella della crescita, lasciandoci dietro la legislatura della sola austerità», dice Letta. Bisognerà vedere come queste proposte verranno declinate e soprattutto se Francia e Italia saranno in grado di costruire un consenso maggioritario in seno alla zona euro. Su alcuni punti, è prevedibile, Berlino continuerà a fare resistenza, a cominciare dal bilancio unico.
Amarezza ovviamente per gli incidenti di Roma, la Tav è una «grande infrastruttura che va avanti con la tempistica indicata», dice ancora Letta, «profondamente dispiaciuto» per i tafferugli. Ma il «cuore» del vertice, conclude Hollande, è e resta la crescita: «Nella prossima legislatura Italia e Francia faranno di tutto per raggiungere questo obiettivo». Saremo insieme «per trascinare il maggior numero di Paesi», aggiunge il nostro premier.
Marco Galluzzo
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