Bimbi russi solo all’Italia “Voi non avete le nozze gay”

by Sergio Segio | 30 Novembre 2013 15:29

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 DETTANO requisiti e regole agli aspiranti genitori, alle associazioni cui si appoggiano, ai paesi di cui sono cittadini. D’altra parte, anche nei paesi di provenienza degli aspiranti genitori il processo di adozione è regolato in modo più o meno stringente. Perché stupirsi che anche il paese di nascita ponga condizioni sulla qualità genitoriale a difesa dei bambini che “dona”?
Il fatto è che quando si pongono criteri di qualità entrano in gioco valutazione di tipo valoriale, su ciò che è una famiglia, su chi, indipendentemente dalle qualità personali, può diventare genitore, in alcuni casi anche di che religione deve essere. La decisione di Putin di stabilire accordi di adozione solo con l’Italia, perché nel nostro paese possono adottare solo le coppie sposate e non quelle conviventi, le persone sole, le coppie omosessuali, segnala innanzitutto che i sistemi giuridici dei due paesi condividono la stessa, ristretta, definizione formale di famiglia e di accesso alla genitorialità legittima.
Una definizione che, nella maggior parte dei paesi occidentali (e in molte chiese protestanti) è viceversa diventata più plurale, più attenta alla qualità dei rapporti che non alla adesione a categorie pre-fissate. Anche se consente qualche possibilità in più di adottare a chi rientra in quei criteri, non credo che dobbiamo rallegrarci di questa identità di vedute con un paese che ha una concezione per lo meno disinvolta dei diritti civili e di libertà, inclusi i diritti dei bambini orfani o abbandonati che troppo spesso sono ancora in istituti sovraffollati e poveri di risorse. Credo, tuttavia, che non si possano considerare i paesi di nascita come privi di diritti e responsabilità verso i bambini di cui consentono l’adozione internazionale e che occorra rispettarne la cultura.
Non a caso, in paesi in cui è consentito le persone omosessuali possono sposarsi, a queste coppie l’adozione è consentita solo nella forma nazionale, per non urtare la sensibilità dei paesi che non accettano questa forma di unione e genitorialità, esercitando una forma di imperialismo culturale. Èil caso, ad esempio, dell’Olanda. Soprattutto, occorre evitare di innescare giochi di potere tra paesi, di cui i bambini, più che la posta, rischiano di diventare lo strumento, come sembra stia avvenendo nelle relazioni russo-statunitensi.

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