Da braccio destro di Obama a Wall Street Geithner presidente di una banca d’affari

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NEW YORK — E’ rimasto disoccupato per meno di 10 mesi. Tim Geithner, l’ex segretario al Tesoro che per l’Amministrazione Obama gestì il salvataggio delle banche, passa dall’altra parte della barricata. Va a lavorare a Wall Street, per l’antica e prestigiosa banca d’affari Warburg Pincus. Il 52enne Geithner, che fu segretario al Tesoro dall’avvio del primo mandato di Barack Obama fino al 25 gennaio di quest’anno, è stato assunto come “presidente e direttore esecutivo”, con competenze specifiche sulla strategia d’investimento della banca d’affari. La notizia non stupisce negli Stati Uniti, dove un’antica consuetudine — battezzata “le porte girevoli” — vede alternarsi gli stessi tecnocrati in incarichi di governo e al vertice delle grandi banche. Prima di lui hanno seguito percorsi analoghi altri segretari al Tesoro da Robert Rubin (democratico) a John Snow (repubblicano).
Nel caso di Geithner tuttavia il potenziale conflitto d’interessi è rafforzato dall’operazione Tarp, il fondo speciale che lui gestì proprio per salvare i colossi di Wall Street. Il Tarp fu finanziato dai contribuenti con 700 miliardi di dollari (poi quelli effettivamente spesi furono 475) per arginare il collasso sistemico della finanza dopo lo shock del 2008. Anche il passato di Geithner è controverso: prima ancora di diventare segretario al Tesoro, in quanto numero uno della Federal Reserve di New York lui ebbe un compito di vigilanza sul sistema bancario, e in quella veste non fu capace di prevenire il disastro dei mutui subprime. Una volta designato al Tesoro da Obama, Geithner ebbe un ruolo di punta nel dibattito parlamentare per il varo della legge Dodd-Frank, la nuova normativa sui mercati finanziari. In quell’iter parlamentare fu spesso accusato di essere troppo indulgente verso gli interessi di Wall Street. Per esempio, si dichiarò contrario alla proposta di Paul Volcker (ex presidente della Fed) che avrebbe voluto ricostituire una separazione invalicabile tra il mestiere di banche di deposito e le attività di investimento ad alto rischio. Ora Geithner si ritroverà a fare affari con gli stessi banchieri che furono da lui beneficiati con gli aiuti pubblici. La Warburg fu una banca pioniera nei “leveraged buyout” fin dagli anni Settanta, anche se poi è stata surclassata da gruppi come Kkr e Blackstone.
Intanto non si esauriscono i regolamenti dei conti per la crisi del 2008. E’ di ieri la notizia che JP Morgan Chase ha accettato di sborsare altri 4,5 miliardi di dollari per indennizzare le vittime delle scorrettezze di cui fu responsabile collocando titoli “tossici” legati ai mutui subprime. In questo caso le vittime sono a loro volta dei big della finanza, che comprarono quei titoli senza essere adeguatamente informati su quel che contenevano. Ventuno investitori istituzionali, tra cui Blackrock e Allianz, sono tra gli indennizzati. L’emorragia continua per JP Morgan Chase, la più grossa banca americana: già dovette risarcire per 5 miliardi a ottobre Fannie Mae e Freddie Mac, due istituti semipubblici che operano nel credito immobiliare. Inoltre sempre JP Morgan Chase è stata colpita con la multa-record di 13 miliardi di dollari dal Dipartimento di Giustizia, in un procedimento che non estingue l’azione penale. Poco meno sta pagando Bank of America, che agli investitori istituzionali ha dovuto riconoscere risarcimenti per 8,5 miliardi, e al Dipartimento di Giustizia deve versare 6 miliardi di multa.


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