Dietro le aperture un’Idea di merito in stile Confuciano

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Le si devono leggere però in una prospettiva storica e persino filosofica. Le aperture al mercato emerse nell’ultimo Plenum sembrano sottendere il riconoscimento e la valorizzazione del concetto di «merito». Un concetto però ben diverso da quello comunemente inteso in Occidente, che ruota sostanzialmente sulla valutazione dei risultati raggiunti rispetto a degli obiettivi che possono essere espliciti o impliciti. Il merito di ispirazione confuciana va letto invece in una prospettiva più generale, olistica e cioè riferita non solo ai risultati da raggiungere ma anche delle premesse dalle quali si partiva. Le persone ma anche le società o in generale le organizzazioni vanno valutate dando la medesima enfasi ai presupposti che hanno portato a quei risultati attesi. Conteranno quindi anche le caratteristiche personali come pure l’esperienza. Il merito si estende e ingloba le virtù Yi (rettitudine), Li (correttezza/decoro) e Xin (essere degni di fiducia) tipiche del Confucianesimo. Un’impostazione molto profonda e radicata nella società cinese. Per ogni studente cinese, anche in virtù della politica del figlio unico che è ancora vigente, c’è un intero sistema famigliare che si sacrifica per il suo sviluppo futuro. Ogni singolo studente cresce per questo nell’imperativo di meritare la formazione che riceve e in virtù di questo plasma la sua esistenza futura. L’apertura al mercato va letta, quindi, come l’impresa privata che deve meritare di innestarsi in un sistema economico sinora governato e gestito dal soggetto pubblico. E per Pechino questo significa che dovrà operare nell’ambito di un sistema dove l’«autorità del partito» è indiscutibile. Un quadro coerente con il rispetto del concetto di gerarchia di matrice confuciana che, nella relazione tra Governante e Governato vede uno dei suoi pilastri. La Cina ritiene di avere un sistema competitivo rispetto a quello capitalistico che vede nel merito uno dei suoi capisaldi. Una competizione che è sempre più estesa. Sarà interessante, rispetto al percorso di liberalizzazione dichiarato dal Plenum, osservare quali siano i settori che saranno oggetto di apertura al mondo privato e se, e in che misura, la presenza estera potrà essere in tal senso metabolizzata. È per questo che merito e apertura non vanno letti come un arrendersi al mercato né tantomeno al liberismo e alle sue dinamiche. Sono stati comunque istituiti un nuovo «gruppo leader centrale» e un Comitato di sicurezza nazionale: saranno gli schemi attuativi di tali organismi a farci capire se l’avranno vinta meri apparati burocratici o l’asticella della competizione con l’Occidente sarà stata posta ancora più in alto.
*Professore associato di Global Organization Design Luiss Guido Carli


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