Forza Italia va all’opposizione Ma il Quirinale blinda l’esecutivo

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ROMA — Il governo Letta passa l’esame della prima fiducia senza Berlusconi: 171 «sì» contro 135 «no», una maggioranza non più di larghe intese, ma abbastanza ampia da tranquillizzare, almeno per ora, il presidente del Consiglio. Ne sarebbero bastati 154 di voti a favore perché hanno partecipato 307 senatori. È stata una vera e propria maratona non priva di colpi di scena, ma alla fine, poco dopo l’una di notte, con la fiducia è passata a Palazzo Madama la legge di Stabilità ridisegnata da un maxiemendamento di 340 pagine. Un risultato politico importante nella sfida aperta poche ore prima da Forza Italia uscendo dalla maggioranza e che arriva alla vigilia della decadenza da senatore di Silvio Berlusconi fissata per questa sera.
È la conclusione di una giornata convulsa dominata dalla conferenza stampa di Paolo Romani a metà pomeriggio. Il nuovo capogruppo azzurro spiega «che non ci sono più le condizioni per collaborare con questo governo» e il collega alla Camera Renato Brunetta rincara la dose tirando in campo il capo dello Stato Giorgio Napolitano. «La prassi consolidata — scandisce — prevede in questi casi che il presidente del Consiglio presenti le proprie dimissioni al capo dello Stato, vedremo che fine fanno le riforme istituzionali». L’obiettivo è chiaro, guadagnare tempo, cercare di mettere in crisi l’esecutivo nonostante, dopo la scissione dei berlusconiani, i numeri consentano la tenuta.
Il premier Enrico Letta vola comunque al Quirinale e da Napolitano ottiene la blindatura alla tesi del governo già spiegata dal ministro dei Rapporti col Parlamento Dario Franceschini: il voto di fiducia sulla legge di Stabilità serve a verificare l’esistenza di una maggioranza dopo l’abbandono di Forza Italia. «La necessità di verificare la sussistenza di una maggioranza a sostegno dell’attuale governo sarà soddisfatta in brevissimo tempo», così una nota del Colle che punta a chiudere ogni polemica. Ma Forza Italia resta in rivolta: «Ci permettiamo di dissentire dal Quirinale: dopo la nostra decisione di uscire dalla maggioranza, il tema che si pone è tutto politico», protestano i capigruppo Brunetta e Romani. Clima da battaglia. Accompagnato da scelte strategiche: i presidenti di commissione di FI non si sono dimessi, ma soprattutto non lo hanno ancora fatto, al momento, i suoi 4 sottosegre-tari (Santelli, Micciché, Girlanda e Archi).
Contro il Cavaliere si schiera invece il vicepresidente del Consiglio e leader del Nuovo centrodestra Angelino Alfano: «Avevamo visto giusto, votare contro la manovra è diventata una scusa, un pretesto a seguito della decadenza di Berlusconi, che non regge di fronte alla necessità di governare il Paese».
Ma lo stress di questo martedì infernale non è solo politico. I guai arrivano già in mattinata quando si tratta di recepire in un unico maxiemendamento tutte le modifiche contenute nelle centinaia di emendamenti. L’operazione è molto complessa, alla fine il governo decide di riscrivere completamente la legge di Stabilità. Ma ci vuole tempo.
L’aula del Senato rimane ferma in attesa del nuovo documento che arriva con tre ore di ritardo. Alle 16 il ministro dell’Economia Saccomanni e quello dei Rapporti col Parlamento Franceschini si riuniscono con gli esponenti della maggioranza. Un incontro pieno di tensione per le modifiche che arrivano dall’esecutivo senza passare dal Senato. Il presidente della commissione Bilancio Antonio Azzollini alza la voce che si sente fino nei corridoi. Forse non ha gradito la decisione di Palazzo Chigi di avviare in modo sperimentale il reddito minimo contro la povertà in alcune grandi aree metropolitane .
Ma non è solo la destra a dover ingoiare qualche rospo. Il presidente dell’Anci Piero Fassino in mattinata ha scritto una lettera a Letta chiedendo una convocazione immediata «prima che venga presa qualsiasi decisione sull’abolizione della seconda rata dell’Imu» che dovrebbe arrivare domani. Uno stop alla tassa sull’abitazione principale ormai indissolubilmente legata con la riforma dell’Imu e all’arrivo della Iuc contenuta nella manovra. Per Fassino non si può «tacere l’enorme disagio che suscita l’incertezza sulla seconda rata Imu» con l’indicazione che non verrà incluso il rimborso delle maggiorazioni di aliquote decise dai Comuni. Si rischia il dissesto finanziario. La legge di Stabilità si avvia così verso il passaggio della Camera dove il governo ha già preventivato altre modifiche. In ballo ci sono ancora interventi sulle pensioni d’oro e la rivalutazione sul costo della vita per quelle normali. Sulla riforma dell’Opa, chiesta a gran voce dal Senato, il viceministro all’Economia Stefano Fassina si è espresso per un nuovo rinvio .
Roberto Bagnoli


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