La Casa Bianca: “Niente grazia per Snowden”

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NEW YORK — Nessuna clemenza per Edward Snowden. Mentre intellettuali, uomini politici e imprenditori tedeschi chiedono che gli venga dato asilo in Germania, dalla Casa Bianca al Congresso fioccano gli scontati no per la talpa del Datagate. «Ha avuto la nostra fiducia, ha smontato il nostro sistema, ha avuto l’opportunità — se voleva fare una denuncia — di prendere il telefono e chiamare le commissioni “intelligence” del Congresso, dire molto semplicemente “ho delle informazioni”. Non lo ha fatto, ha fatto un danno al paese, a una sua richiesta di grazia direi no». Dianne Feinstein, la senatrice democratica della California a capo della commissione sui servizi segreti non lascia spazio a compromessi, e il suo omologo repubblicano alla Camera fa lo stesso («non vedo alcun motivo per dargli la grazia»). No anche dal consigliere di Obama Dan Pfeiffer, l’unica cosa che dovrebbe fare Snowden è rientrare negli Stati Uniti e «rispondere alle accuse» (i procuratori federali lo hanno incriminato per furto e per due violazioni dell’Espionage Act, una legge che risale al 1917).
Un fronte “bipartisan” della fermezza contro le ragioni che lo stesso Snowden ha elaborato nel suo “Manifesto per la Verità” — pubblicato ieri dal settimanale tedesco Der Spiegel— e in una lettera per i vertici americani che ha consegnato a mano (a Mosca) ad un politico della sinistra tedesca. «Chi dice la verità non commette un crimine», la frase-chiave del “Manifesto” di Snowden. In cui l’ex analista dei servizi segreti Usa (ha lavorato alla Cia e, come “contractor”, alla Nsa) sottolinea come il dibattito — negli Usa, in Europa e nel resto del mondo — innescato dalle sue rivelazioni sulle attività di spionaggio della National Security Agency possa portare (come dimostrano gli avvenimenti degli ultimi giorni) ad un cambiamento. «La vigilianza di massa è un problema globale e va affrontato con situazioni globali », perché i programmi di spionaggio non sono solo «una minaccia contro la vita privata» ma lo sono altrettanto «per la libertà di espressione».
Nel suo articolo (fatto arrivare da Mosca al settimanale tedesco attraverso un programma criptato) Snowden scrive anche che diversi governi (“che temevano di essere smascherati dalle mie rivelazioni”) hanno tentato di fermarlo «con una campagna persecutoria senza precedenti» senza però riuscire nel loro intento. Lui, quello che voleva lo ha invece ottenuto: «Le richieste di più controlli sui servizi di intelligence negli Stati Uniti e nei paesi europei dimostrano che avevo ragione nel rivelare i metodi e gli obiettivi dei servizi segreti Usa. I cittadini aggiunge – devono combattere contro la soppressione di informazioni su questioni di importanza fondamentale per il pubblico. Abbiamo il dovere morale di assicurare che le nostre leggi e i nostri valori limitino i programmi di sorveglianza e proteggano i diritti umani». E chiude: «Cittadini, ribellatevi alle ingerenze dello spionaggio e lottate per la verità».
Se negli Usa viene considerato dai politici un criminale (ma il New York Times in un lungo articolo attacca la Nsa «organizzazione onnivora» — l’Amazon delle agenzie di intelligence — che spia il mondo intero, cosa che per alcuni americani “è di conforto, per altri è un’agenzia fuori controllo”), nella Germania del Cancelliere Merkel intellettuali e vip tedeschi si sono mobilitati per lui. «Asilo per Snowden: benvenuto Edward!», è il titolo di un appello con cui oltre 50 personalità (ci sono anche imprenditori e politici) chiedono al governo di dare asilo alla “talpa”. Un appello fatto proprio dallo stesso settimanale Der Spiegel e firmato tra gli altri dal registra Volker Schloendorff, dallo scrittore Hans-Magnus Enzensberger, dal presidente della Lega Calcio Reinhard Rauball, dall’ex segretario della Cdu (il partito della Merkel) Heinen Glasser, dal musicista Udo Linderberg.
Difficile che il governo di Berlino accolga l’appello. Secondo la Frankfurter Zeitung Usa e Germania avrebbero raggiunto un patto “no-spy”, impegnandosi reciprocamente a non spiarsi più. Patto che potrebbe essere allargato anche ad altri paesi come l’Italia e la Francia.


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