Pressing anti-tasse, Tesoro in trincea “Alle famiglie le tagliamo per un miliardo”

by Sergio Segio | 4 Novembre 2013 7:54

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ROMA — Si prepara la carica delle sentinelle anti-tasse del Pdl, con un occhio costantemente puntato alle vicende berlusconiane. Mentre il Tesoro risponde al fuoco da Via Venti Settembre, il presidente del Consiglio Letta cercherà di sminare il terreno della manovra incontrando da domani il Pd e poi il Pdl. Tutto ciò in vista dello showdown di giovedì quando in Commissione Bilancio del Senato arriveranno gli emendamenti.
«O si cambia la tassazione sulla casa o il governo Letta non c’è più», ha avvisato il capogruppo Brunetta (Pdl).«C’è una super-stangata», ha rincarato Capezzone. Sul fronte governativo tuttavia il ministro per le Infrastrutture Lupi (Pdl), tira il freno a mano: «No a regolamenti di conti interni sulla manovra».
Ad accedere la miccia dello scontro, che si somma a quello che va avanti da mesi sulle tasse sulla casa, è stata la sortita della Cgia di Mestre che ha osservato che dalla legge di Stabilità il prossimo anno verrà un miliardo di tasse in più. Tesi contestata dal viceministro del Tesoro Fassina, ieri rintuzzato da Brunetta, completamente schierato con la Cgia. La polemica comunque non si esaurisce: Unimpresa ha parlato di 60 miliardi di tasse in più nei prossimi cinque anni.
A difesa dell’impostazione della politica economica del governo è sceso in campo il ministro dell’Economia Saccomanni, con una nota ufficiale. Via Venti Settembre ribadisce che la pressione fiscale, «per la prima volta negli ultimi anni », si ridurrà di un decimo di punto, scendendo dal 44,3 al 44,2%.
Naturalmente il Tesoro conferma che l’aumento del gettito fiscale netto è pari a 973 milioni, poco meno di un miliardo. Spiega tuttavia che l’aumento viene «prevalentemente » dalle banche e che un miliardo andrà, invece, alla riduzione delle tasse sulle famiglie.
Per comprendere la diatriba sul peso delle tasse nella legge di Stabilità bisogna considerare che la manovra, nel 2014, non va a tagliare il deficit (anzi lo aumenta di 2,7 miliardi), ma in materia di tasse prende da una parte e dà dall’altra. Le maggiori imposte ammontano a 6 miliardi: per la maggior parte, 2,6 miliardi nel 2014, riguardano la deducibilità delle sofferenze bancarie: bisogna dire tuttavia che si tratta di un peso ben sopportato dalle banche (solo per il prossimo anno) che in cambio avranno la possibilità di una più tempestiva deducibilità dei crediti inesigibili (da 18 a 5 anni). Il resto è composto da tasse che gravano cui cittadini: imposta di bollo depositi titoli, revisione delle detrazioni (entro gennaio del prossimo anno), visto per compensazioni. Sul fronte del “dare” l’ammontare è 5,1 miliardi di cui 1,5 per le detrazioni Irpef e 1 miliardo per la riduzione dei contributi per le imprese.
Si attendono intanto, per domani, le previsioni autunnali di Bruxelles sui conti pubblici. Ai rischi di superamento del 3%, ieri ha
replicato il sottosegretario Baretta: «Non sforeremo, ci aiutano le clausole di salvaguardia». E il premier Letta, infine, replica ad una polemica di Beppe Grillo sul lavoro: «Torna a criticarmi sul Bonus Giovani, operativo dal 1º ottobre e sul quale già ci fu una polemica a giugno. Per tornare al bonus (e alla verità), grazie ad esso ad ottobre 14 mila giovani hanno trovato lavoro ».

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