Putin sfratta Louis Vuitton dalla Piazza Rossa

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MOSCA — Va bene che l’originale era appartenuto al conte Vladimir Orlov, uno dei nobili della corte zarista. Ma forse è stato un po’ troppo piazzare un valigione grande come una palazzina di tre piani proprio sulla Piazza Rossa, proprio davanti al Mausoleo di Lenin, proprio davanti al Cremlino dove ha l’ufficio Vladimir Putin. Per non parlare della cattedrale di San Basilio, con le sue cupole multicolori che paiono fatte di zucchero; del Gum, lo splendido edificio di fine Ottocento che fronteggia il Cremlino (e che già Stalin voleva oltraggiare, sostituendolo con il ministero dell’industria pesante); delle tombe di uomini illustri poste proprio sotto le mura dell’antica fortezza zarista.
Così ieri la Louis Vuitton, che nel valigione voleva organizzare una mostra dei bagagli celebri della maison, ha ricevuto l’ordine di sloggiare. Il colossale baule alto dieci metri e lungo trenta verrà forse spostato nel parco Gorky, sulla Moscova che sta sempre di più assumendo anche il ruolo di centro culturale e artistico. Una portavoce della maison ha confermato al Corriere che la mostra verrà solo trasferita: «Per noi è un investimento importante». Al Wall Street Journal la casa francese ha aggiunto di voler chiarire la situazione col Cremlino, ma di non aver intenzione di fare altri commenti.
Per la verità, da anni la Piazza Rossa non è più quel luogo «sacro» dove si consumavano i rituali sovietici, con la sfilata dei missili intercontinentali davanti ai leader del partito, e dove si accedeva quasi unicamente per andare a rendere omaggio al padre della rivoluzione. I cremlinologi capivano che diventava più importante perché gli veniva assegnato un posto più vicino al leader di turno.
Putin continua ad assistere alle parate militari dalla balconata posta in cima al mausoleo (che è più corto del baule Vuitton e un po’ più alto, 24 metri per 12). Ma la piazza è più volte tornata alla sua funzione originaria di luogo d’incontro dei commerci. Ci sono stati concerti pop, sfilate di moda, presentazioni di vetture di lusso (dalla BMW alla Ferrari), esibizioni di ogni genere.
Un valigione che fa quasi il verso al mausoleo è però troppo.
Ancora oggi sulla piazza bisogna tenere un minimo di contegno. Il proprietario del Gum che ha organizzato la mostra Vuitton per beneficenza, possiede anche un ristorantino, l’unico che può addirittura mettere i suoi tavolini sul marciapiede della Piazza Rossa. Mikhail Kusnirovich, che ha fatto i soldi importando la moda italiana in Russia, però è rispettoso e sa fino a dove ci si può spingere. Così nelle ore di visita alla salma di Lenin, i tavolini del suo caffè vengono prudentemente ritirati dal marciapiede, per non offendere i «pellegrini» che fanno la fila in religioso silenzio.
Lui, Kusnirovich, aveva chiesto tutti i permessi necessari per la mostra Vuitton, aveva contattato le persone giuste. Ma al Cremlino qualcuno è saltato sulla sedia quando ha visto le dimensioni del parallelepipedo decorato con il logo della casa. E altrettanto hanno fatto i deputati comunisti i quali hanno parlato di vilipendio, esagerazione e sfrontatezza. Un po’ come avvenne con il proprietario del baule originario. Si racconta che il conte Orlov fu nominato dallo zar al vertice dell’accademia delle scienze. Visto che non conosceva il latino, lo vietò e lo sostituì con il tedesco che aveva imparato a Lipsia.
Fabrizio Dragosei


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