Via la seconda rata Imu, ma sale l’acconto delle imprese

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ROMA — La cancellazione della seconda rata dell’Imu sull’abitazione principale, che dovrebbe essere pagata entro il 16 dicembre, è sempre più vicina. Di fronte alla crescente pressione della maggioranza che sostiene l’esecutivo, il presidente del Consiglio, Enrico Letta, e il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, avrebbero ormai rotto gli indugi. E sono pronti ad appoggiare le proposte che si stanno mettendo a punto in Parlamento per eliminare del tutto, almeno per quest’anno, il pagamento dell’Imu sulla prima casa.
Per la cancellazione della seconda rata servirebbero in teoria 2,4 miliardi di euro, ma ne basterebbero un po’ meno, 2 miliardi, se dall’esenzione venissero esclusi terreni e fabbricati agricoli. Il problema è come trovare questi soldi, visto che il deficit italiano del 2013, già al 3% del Prodotto interno lordo, non può salire oltre. Così, tra il Senato dove è in discussione la legge di Stabilità, e il Tesoro, si studia una soluzione in due tempi. Anche perché a poco più di un mese dalla fine dell’anno, non sono praticabili tagli alla spesa o nuove misure sulle entrate.
I due miliardi che verrebbero a mancare al bilancio di quest’anno con la cancellazione anche della seconda rata Imu, sarebbero recuperati in gran parte innalzando la percentuale dell’acconto Ires che le imprese pagheranno a novembre, in sostanza anticipando le imposte del 2014. Il relativo minor gettito che si avrebbe nel 2014 sarebbe compensato da misure che possano dispiegare il loro effetto nell’arco dell’intero anno. Una delle ipotesi che circola con più insistenza in Parlamento, ma che è stata accarezzata anche dal ministero dell’Economia, tanto da figurare nella primissima bozza della legge di Stabilità, è l’aumento dell’aliquota fiscale sulle rendite finanziare, dall’attuale 20 al 22%.
L’aumento dell’acconto è in fase di studio, ma rischia di essere consistente. Per garantire i due miliardi necessari, potrebbe essere elevato al 110 per cento per tutte le imprese, ma secondo fonti parlamentari c’è l’ipotesi, alternativa, di portarlo al 125% solo per gli istituti di credito. Se non fosse sufficiente, per coprire l’operazione Imu, che è «una tantum» (visto che dal 2014 scatta la riforma), potrebbero essere usate altre misure non strutturali, come i proventi delle dismissioni immobiliari (a bilancio 2013 ci sono già 550 milioni che arriveranno da Cassa Depositi, e l’operazione potrebbe essere ampliata).
La cancellazione dell’Imu sarà probabilmente discussa oggi dal Consiglio dei ministri, anche se non sarebbero ancora maturi i tempi per il varo del decreto legge. Non dovrebbe invece essere approvato il collegato alla legge di Stabilità, che contiene misure per favorire il finanziamento delle imprese, l’unificazione delle certificazioni ambientali, la liberalizzazione dei canoni di locazione per il commercio. In Senato, intanto, continuano ad arrivare emendamenti alla legge di Stabilità. Molti vertono sul taglio del cuneo, giudicato troppo modesto. Anche il governo ragiona sull’idea di rafforzarlo, magari restringendo la platea dei beneficiari a chi ha redditi fino a 25-28 mila euro. E spunta l’idea del relatore del Pd, Giorgio Santini, di introdurre la possibilità di andare in pensione prima, dai 62 anni in poi, ma con penalizzazioni.
Mario Sensini


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