Prodi vota e chiede gioco di squadra: è ora che venga avanti una nuova generazione

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Le urne sono ancora aperte, è il primo pomeriggio di domenica, quando Romano Prodi, con ancora addosso il fuso orario di Mosca, dove ha trascorso gli ultimi due giorni per avviare il cantiere del G8 sull’immigrazione, di cui Putin gli ha chiesto di occuparsi in prima persona, esce dalla sua casa bolognese. Per un attimo si fa afferrare dal passato: «Ragazzi, che assembramento! Mi ricorda altri tempi…» sbotta, sorridente, rivolto a tv e taccuini, sapendo benissimo di essersela cercata con quel dietrofront sul voto alle primarie («Non voto», «No, ci ho ripensato») che ha stupito molti, ha dato la stura alle più variegate dietrologie, ha fatto felice mezzo Pd e probabilmente regalato benzina al motore dell’affluenza, ma non ha modificato di una virgola l’atteggiamento del Professore rispetto alla politica attiva: «Una volta votato, torno alle mie cose. L’ho detto più volte: è ora che una nuova generazione venga avanti. Lo hanno chiesto tutti, io l’ho fatto».
Neanche sotto tortura rivelerà per chi ha votato. Andando un po’ a tentoni, si può dire che dei tre candidati, il meno accreditato a ricevere la preferenza dell’ex premier è il dalemiano Cuperlo. Tra Renzi e Civati, sui quali si è distribuito il consenso dell’entourage prodiano, c’è chi ritiene che l’ex premier abbia una leggera preferenza per il secondo. Ma sono ipotesi. Il Professore, a queste primarie, chiede «un segretario forte che abbia l’intelligenza di collaborare con gli altri due protagonisti». Concetto che ben si applica all’universo renziano, là dove pare indicare un segretario capace di liberarsi dal giogo delle correnti senza per questo trasformarsi nell’uomo solo al comando. Rimettere in discussione la scelta di non votare alla primarie è costata a Prodi «qualche ora di sonno». A convincerlo, la sentenza della Consulta sul Porcellum che, spiega, non mette solo in discussione il futuro del bipolarismo, ma «ora spinge tanta gente a dire che una parte dei parlamentari non sono legittimati: discorsi che turbano e che mi hanno convinto a rafforzare il Pd, che in momenti di fibrillazione così forte è l’unico punto di riferimento». E poi c’era il timore (scongiurato) di un calo dell’affluenza: «Mi sarei sentito responsabile, anche se non ho tutta questa influenza…». Prodi, accompagnato dalla moglie Flavia e dalla parlamentare Sandra Zampa, entra e vota nella sezione pd di via Orfeo, di cui non ha mai ritirato la tessera. Un ripensamento anche su questo, Professore? «Adesso non esageriamo…».
Francesco Alberti


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